Lorenzo va all'asilo nido da quando aveva 9 mesi, Gabriele da quando ne aveva 3. Il piccolino non ha mai fatto una piega, fin dal principio. Era un pulcino piccolo piccolo, un fagottino che ho affidato con estrema fiducia nelle braccia delle educatrici, ben sapendo che, seppur qualche mese a casa con mamma sarebbero sicuramente stati meglio, era la sistemazione più idonea per lui. E' cresciuto non solo con il terremoto di fratello intorno, ma con tanti bimbi chiassosi e con educatrici stupende. Forse perchè ha sentito la serenità con cui l'ho lasciato, forse perchè l'ambiente è davvero accogliente, forse perchè il suo carattere è così pacioso, fatto sta che non ha mai dato segni di disagio, nemmeno indiretti, tipo nel sonno o nel cibo. Ma mai cantare vittoria troppo infretta.
Lorenzo, seppur fosse stato 24 ore su 24 con me per i primi 9 mesi di vita, non ha dato nessun problema nell'inserimento e neppure più avanti, fino a giugno scorso, quando ha passato un periodo durato una 20ina di giorni in cui ha fatto i classici capricci da distacco, con relativi groppi in gola per mamma e papà. Abbiamo dato la colpa al fatto che ero agli sgoccioli della gravidanza e abbiamo pensato che sentisse "puzza di bruciato" nell'aria. Poi è passato tutto ed è tornata la solita allegria nell'andare al nido. Ora son due giorni che ci siamo di nuovo. Non sono incinta, ne sono sicura, quindi ho pensato che la causa sia il bel tempo. E come dargli torto? Con queste belle (e un po' calde) giornate chi avrebbe voglia di chiudersi in una stanza sovraffollata? E' vero che li portano fuori spesso, a fare una passeggiata per le vie del paese (sono bellissimi da vedere: una decina di bambini disciplinatissimi che camminano in fila) e a gioare ai giardinetti. Ma penso proprio che preferirebbe stare con mamma e papà qui sui monti al fresco, magari nella nuova piscina che abbiamo appena gonfiato e riempito di acqua. Sostanzialmente ha ragione a non voler andare all'asilo, nemmeno io ho voglia di lavorare con questa afa... eppure, amore mio, è solo il primo dei mille sacrifici che dovrai fare nella vita, forza!
mercoledì 29 giugno 2011
martedì 28 giugno 2011
Partecipo al GiveAway di EquAzioni, e intanto rifletto sulla nanna dei miei figli
Il tema del sonno è molto delicato a casa mia. Ho già descritto quanto i miei figli siano differenti anche su questo: Lorenzo ha un rapporto pessimo con il sonno, Gabriele a confronto mi sembra un ghiro.
Ho provato molti metodi soft per rendere il sonno di Lorenzo più tranquillo: rimedi omeopatici, fiori di bach, sciroppi naturali. Ho letto anche diversi libri, e in particolare, quelli incentrati proprio sulla nanna, come "Facciamo la nanna" di Grazia Honegger Fresco e "Fai la nanna senza lacrime" di Elisabeth Pantley. Il primo si può inserire nella serie di libri che decantano quanto il bambino sia un essere naturale, indifeso, bisognoso di cure e affetto e sostanzialmente di mamma e papà. Tutte cose sicuramente giustissime, che ho abbracciato in pieno con il primo figlio, a partire dall'allattamento a richiesta, continuando con la risposta immediata ad ogni suo mugugno per finire con l'assecondare ogni suo risveglio notturno. Pensavo, e in parte penso tutt'ora, di aver fatto la cosa giusta con lui, sperando in un risultato che a lungo termine dovrebbe arrivare, così come si descrive in questo genere di libri: sicurezza del bambino una volta cresciuto dovuta alla consapevolezza che i genitori ci saranno sempre per lui. Lorenzo non ha ancora 3 anni e nulla di tutto ciò è in vista, ma è sicuramente troppo presto. Le notti sono un incubo, la sua richiesta di attenzioni è continua in ogni momento del giorno e della notte. Gli concedo le attenuanti dell'asilo, dell'arrivo del fratellino e del suo carattere che è così, e molto probabilmente sarebbe stato lo stesso anche se avessi adottato un approccio diverso.
Ma con Gabriele ho voluto (e spesso dovuto) sperimentare un approccio diverso. Ok l'allattamento a richiesta, ma ciuccio e biberon sono stati introdotti a 2 mesi di vita, complice l'igresso al nido. Ok accorrere ad ogni mugugno, ma se so che sostanzialmente è sazio, pulito e in sicurezza, senza troppe paranoie. E di notte: ho provato a saziarlo con un biberon di LA giusto per vedere se i risvegli fossero solo abitudine o proprio fame e, vuoi che fossero solo fame, vuoi che forse sarebbe stato comunque così, Gabriele non si sveglia quasi mai. E quando lo fa prima gli lascio la possibilità di consolarsi un po' da solo e appena mi accorgo che non è possibile, allora sì, intervengo. So che può cambiare ancora molte volte, ma ciò di cui sono sicura è che non gli ho certo fatto passare traumi e la mia presenza per ogni sua esigenza è garantita a lui tanto quanto il fratello.
Il GiveAway propone un altro libro sulla nanna e sono molto curiosa di leggerlo: sono sicura che ho ancora molto da imparare. Mi devo preparare ad una eventuale evoluzione del sonno del piccolo e ancora devo trovare una soluzione al sonno del grande. Inoltre la lettura di libri sui bambini svela sempre qualche aspetto sia dell'essere genitore che dell'esere figlio a cui non ci si aveva pensato.
E se non lo vincerò... sarà uno dei miei prossimi acquisti!
lunedì 27 giugno 2011
Così arrivò Lorenzo: con una minestra di fagioli
Questo è il racconto del parto di Lorenzo. Astenersi impressionabili :)
Sono passati quasi tre anni ma mi sembra ieri e riviverlo è un'emozione meravigliosa.
Tutto iniziò due giorni prima, era un venerdì, mancavano quasi 20 giorni alla data presunta del parto. Andai da mia nonna che aveva preparato la minestra di fagioli ma per me i tortellini perché “la minestra di fagioli non va bene”. “Ma sì che va bene, mi piace, la mangio!”. Mangiata. La sera la passo al computer e inizio a sentire qualcosa alla pancia in basso. “Ecco, non devo stare seduta delle ore nella stessa posizione”…
La notte la passo con qualche doloretto, ma svegliarmi è un’impresa e la pigrizia vince sulla curiosità di sapere che cosa succede. Alle 5.35 un doloretto più forte, tipo ciclo. “Ok, chissà se sono le famose contrazioni… ma vaaa… va beh, per curiosità vediamo se vengono regolari…” Mi metto a monitorarle in silenzio nel letto per non svegliare e allarmare inutilmente il papi. Più o meno ogni 10 minuti. Sarà coincidenza, dormiamo ancora un po’, che se sono quelle giuste fa anche bene. E dormo una mezz’oretta. Mi sveglia una fitta un po’ più forte… ok, saranno quelle preparatorie, quelle di H??-B?? “Non mi ricordo mai quei nomi!!”. Il papi si alza per andare a lavorare e gli dico “Ho qualche doloretto, forse sono le contrazioni” “Come forse??” “Ma che ne so, mai avute, mai partorito, sono abbastanza regolari ma non dolorose” “Ok, vado a lavorare ma se succede qualcosa chiamami”. E' sabato: la mattina passa con un messaggio ogni ora con scritto “Tutto bene?” Alla fine gli ho risposto “Giuro che se succede qualcosa di diverso sarai il primo a saperlo”.
Viene a casa per pranzo e passiamo parte del pomeriggio a fare niente, io che mi sento questi doloretti ogni 7-10 minuti, intervalli irregolari. Alle 17 il papi torna al lavoro raccomandandosi di chiamare in qualsiasi momento. Viene una mia amica per cena, passo la serata tranquilla tra una contrazione e l’altra sempre irregolari tra i 7 e i 10 minuti, e dopo cena inizio a sentire un po’ più di fastidio. Alle 23.30 lei se ne va, a mezzanotte chiamo il papi e gli chiedo se viene a casa così faccio una doccia. Arriva, la faccio, nessun miglioramento o peggioramento, sempre un bel fastidio che si sta regolarizzando sui 7 minuti. Dopo un’ora però l’intervallo scende a 5 e poi a 3. "Beh, andiamo in ospedale e facciamoci dire come va". Durante il tragitto di 35 minuti le contrazioni erano ogni 3 minuti e di durata 1 minuto, ma non le trovavo fortissime (e infatti, col senno di poi, non lo erano). Talmente regolari che il papi guardava l'orologio del cruscotto e diceva “Ora arriva” e arrivava.
In ospedale mi attaccano al tracciato e stare ferma inizia ad essere piuttosto fastidioso. Mi mettono la flebo per lo streptococco e la pazienza di stare ferma sta esaurendo. Tre centimetri di dilatazione. Mi mandano in camera e le contrazioni peggiorano. Io ho iniziato a reagire gemendo a voce alta e disturbando tutto il reparto. Il papi mi gira intorno pronto a farmi da appiglio al momento giusto, ma tra una contrazione e l’altra si addormenta sulla sedia. Dopo un po’ l’ostetrica mi chiama e mi fa andare nella sala travaglio giusto per non far svegliare tutti. Stanzetta bellissima, tipo Ikea, un letto matrimoniale e mobili in legno con venature tipo baita di montagna. Il papi si corica vicino a me, si addormenta e quasi non si sveglia quando arriva la contrazione se non quando gli tiro dei calcioni enormi o lo stringo con tutta la mia forza. Gemevo tantissimo ma tra una contrazione e l'altra ero lucidissima, tranquilla e felice di essere vicino al momento di conoscere il mio cucciolo. Un osterico arriva e mi dice “Deve imparare a respirare più profondamente perché ci sta facendo venire l’ansia…” “Mi dispiace”. Mi insegna a respirare un po’ meglio ed è stato un po’ di conforto per qualche contrazione. Il peggioramento ce l'ho avuto alle 7, quando è finita la seconda flebo di antibiotico e l’ostetrica mi ha detto “Ora se vuole partorire può”. Va a capire se è stato psicologico o altro, ma in quel momento il corpo ha iniziato a non rispondere più ai comandi, solo dolore e pochissimo intervallo tra una e l’altra. Il corpo era fuori controllo, ma la testa no per fortuna, ero ancora serena anche se esausta. Le contrazioni hanno iniziato a prendere tutto l’utero fortissime e mi sentivo davvero la testolina spingere lì. L'ho detto all'ostetrica e dopo un po' di insistenza mi ha visitata: 10 cm di dilatazione. Mi ha rotto il sacco, niente male, anzi, l'acqua calda che è fuoriuscita mi ha dato sollievo. In quel momento la testa è andata un po’ per conto suo, ero un po’ come ubriaca, dicevo tutto quello che mi passava nel cervello. Io dico all'ostetrica: "Ora come si fa a farlo uscire?" Lei: "Se senti di dover spingere fallo". Emh... no, solo tanto male, cosa cavolo devo spingere?? Lei allora mi ha detto: "Spingi come se dovessi fare la cacca". Mi fa tenere su le gambe ma non ce la faccio, allora una la tiene lei e una il papi che finalmente si è reso conto che sto partorendo. Urlavo di dolore e un po’ di spavento, allora l’ostetrica mi ha detto di non urlare e di concentrare lo sforzo sulla spinta. Dopo un paio di spinte a vuoto: “Ma qui non si muove niente!!” La solita impaziente perché dopo appena tre spinte ho sentito muovere qualcosa e ho detto "CAPITO". Allora giù di spinte e finalmente dopo due spinte è spuntata la testolina e si è fermata a metà strada. CHE BRUCIORE!!! Io: "Ma deve stare lì??" L'ostetrica: "Prova a toccare" "No, l'ho vista, mi basta" Arriva la contrazione e... spluf... esce tutta le testa e il corpo... che sensazione!!!! Il corpo ruota proprio come le immagini dei libri... Me lo mettono sul petto "E questo cos'è??!!" "Il suo bambino signora" Rivolta a mio marito: "E adesso cosa ce ne facciamo??" All'ostetrica: "Col cavolo che si dimentica il dolore quando te lo mettono sul petto!!"
Ma quel momento è davvero speciale...
Continuo a gemere “Scusa topolino se faccio rumore” dico a quell’esserino così tranquillo sulla mia pancia.
"E ora cosa devo ancora fare??" L'ostetrica:"Espellere la placenta" "Emh... come si fa??" Lei:"Aspettiamo che si stacchi" Dopo un po’ mi maneggia la pancia e tocca il cordone, sento di spingere e esce, una passeggiata. Me la fa vedere. Che schifo!!! "Dicono tutte così ma è roba vostra!". Dopo un po' mi portano via il cucciolo che nel mentre ha assunto un colore umano e abbandona il violaceo-nero. Mi fanno alzare e mi mettono sul lettino tipo ginecologa e arriva la parte peggiore: i punti. Per fortuna pochini, 3-4 interni e uno esterno. Ma io ero davvero esausta e non avevo più voglia di farmi toccare, che male!!!! Altro che corsi di preparazione al parto, dovrebbero fare corsi di preparazione ai punti!!!
Il piccolo arriva in braccio al papi lavato e vestito e andiamo passeggiando in camera. La foto è fatta alle 9.52, esattamente un'ora e 40 dopo il parto. Che meraviglia averlo finalmente tra le braccia…
Sono passati quasi tre anni ma mi sembra ieri e riviverlo è un'emozione meravigliosa.
Tutto iniziò due giorni prima, era un venerdì, mancavano quasi 20 giorni alla data presunta del parto. Andai da mia nonna che aveva preparato la minestra di fagioli ma per me i tortellini perché “la minestra di fagioli non va bene”. “Ma sì che va bene, mi piace, la mangio!”. Mangiata. La sera la passo al computer e inizio a sentire qualcosa alla pancia in basso. “Ecco, non devo stare seduta delle ore nella stessa posizione”…
La notte la passo con qualche doloretto, ma svegliarmi è un’impresa e la pigrizia vince sulla curiosità di sapere che cosa succede. Alle 5.35 un doloretto più forte, tipo ciclo. “Ok, chissà se sono le famose contrazioni… ma vaaa… va beh, per curiosità vediamo se vengono regolari…” Mi metto a monitorarle in silenzio nel letto per non svegliare e allarmare inutilmente il papi. Più o meno ogni 10 minuti. Sarà coincidenza, dormiamo ancora un po’, che se sono quelle giuste fa anche bene. E dormo una mezz’oretta. Mi sveglia una fitta un po’ più forte… ok, saranno quelle preparatorie, quelle di H??-B?? “Non mi ricordo mai quei nomi!!”. Il papi si alza per andare a lavorare e gli dico “Ho qualche doloretto, forse sono le contrazioni” “Come forse??” “Ma che ne so, mai avute, mai partorito, sono abbastanza regolari ma non dolorose” “Ok, vado a lavorare ma se succede qualcosa chiamami”. E' sabato: la mattina passa con un messaggio ogni ora con scritto “Tutto bene?” Alla fine gli ho risposto “Giuro che se succede qualcosa di diverso sarai il primo a saperlo”.
Viene a casa per pranzo e passiamo parte del pomeriggio a fare niente, io che mi sento questi doloretti ogni 7-10 minuti, intervalli irregolari. Alle 17 il papi torna al lavoro raccomandandosi di chiamare in qualsiasi momento. Viene una mia amica per cena, passo la serata tranquilla tra una contrazione e l’altra sempre irregolari tra i 7 e i 10 minuti, e dopo cena inizio a sentire un po’ più di fastidio. Alle 23.30 lei se ne va, a mezzanotte chiamo il papi e gli chiedo se viene a casa così faccio una doccia. Arriva, la faccio, nessun miglioramento o peggioramento, sempre un bel fastidio che si sta regolarizzando sui 7 minuti. Dopo un’ora però l’intervallo scende a 5 e poi a 3. "Beh, andiamo in ospedale e facciamoci dire come va". Durante il tragitto di 35 minuti le contrazioni erano ogni 3 minuti e di durata 1 minuto, ma non le trovavo fortissime (e infatti, col senno di poi, non lo erano). Talmente regolari che il papi guardava l'orologio del cruscotto e diceva “Ora arriva” e arrivava.
In ospedale mi attaccano al tracciato e stare ferma inizia ad essere piuttosto fastidioso. Mi mettono la flebo per lo streptococco e la pazienza di stare ferma sta esaurendo. Tre centimetri di dilatazione. Mi mandano in camera e le contrazioni peggiorano. Io ho iniziato a reagire gemendo a voce alta e disturbando tutto il reparto. Il papi mi gira intorno pronto a farmi da appiglio al momento giusto, ma tra una contrazione e l’altra si addormenta sulla sedia. Dopo un po’ l’ostetrica mi chiama e mi fa andare nella sala travaglio giusto per non far svegliare tutti. Stanzetta bellissima, tipo Ikea, un letto matrimoniale e mobili in legno con venature tipo baita di montagna. Il papi si corica vicino a me, si addormenta e quasi non si sveglia quando arriva la contrazione se non quando gli tiro dei calcioni enormi o lo stringo con tutta la mia forza. Gemevo tantissimo ma tra una contrazione e l'altra ero lucidissima, tranquilla e felice di essere vicino al momento di conoscere il mio cucciolo. Un osterico arriva e mi dice “Deve imparare a respirare più profondamente perché ci sta facendo venire l’ansia…” “Mi dispiace”. Mi insegna a respirare un po’ meglio ed è stato un po’ di conforto per qualche contrazione. Il peggioramento ce l'ho avuto alle 7, quando è finita la seconda flebo di antibiotico e l’ostetrica mi ha detto “Ora se vuole partorire può”. Va a capire se è stato psicologico o altro, ma in quel momento il corpo ha iniziato a non rispondere più ai comandi, solo dolore e pochissimo intervallo tra una e l’altra. Il corpo era fuori controllo, ma la testa no per fortuna, ero ancora serena anche se esausta. Le contrazioni hanno iniziato a prendere tutto l’utero fortissime e mi sentivo davvero la testolina spingere lì. L'ho detto all'ostetrica e dopo un po' di insistenza mi ha visitata: 10 cm di dilatazione. Mi ha rotto il sacco, niente male, anzi, l'acqua calda che è fuoriuscita mi ha dato sollievo. In quel momento la testa è andata un po’ per conto suo, ero un po’ come ubriaca, dicevo tutto quello che mi passava nel cervello. Io dico all'ostetrica: "Ora come si fa a farlo uscire?" Lei: "Se senti di dover spingere fallo". Emh... no, solo tanto male, cosa cavolo devo spingere?? Lei allora mi ha detto: "Spingi come se dovessi fare la cacca". Mi fa tenere su le gambe ma non ce la faccio, allora una la tiene lei e una il papi che finalmente si è reso conto che sto partorendo. Urlavo di dolore e un po’ di spavento, allora l’ostetrica mi ha detto di non urlare e di concentrare lo sforzo sulla spinta. Dopo un paio di spinte a vuoto: “Ma qui non si muove niente!!” La solita impaziente perché dopo appena tre spinte ho sentito muovere qualcosa e ho detto "CAPITO". Allora giù di spinte e finalmente dopo due spinte è spuntata la testolina e si è fermata a metà strada. CHE BRUCIORE!!! Io: "Ma deve stare lì??" L'ostetrica: "Prova a toccare" "No, l'ho vista, mi basta" Arriva la contrazione e... spluf... esce tutta le testa e il corpo... che sensazione!!!! Il corpo ruota proprio come le immagini dei libri... Me lo mettono sul petto "E questo cos'è??!!" "Il suo bambino signora" Rivolta a mio marito: "E adesso cosa ce ne facciamo??" All'ostetrica: "Col cavolo che si dimentica il dolore quando te lo mettono sul petto!!"
Ma quel momento è davvero speciale...
Continuo a gemere “Scusa topolino se faccio rumore” dico a quell’esserino così tranquillo sulla mia pancia.
"E ora cosa devo ancora fare??" L'ostetrica:"Espellere la placenta" "Emh... come si fa??" Lei:"Aspettiamo che si stacchi" Dopo un po’ mi maneggia la pancia e tocca il cordone, sento di spingere e esce, una passeggiata. Me la fa vedere. Che schifo!!! "Dicono tutte così ma è roba vostra!". Dopo un po' mi portano via il cucciolo che nel mentre ha assunto un colore umano e abbandona il violaceo-nero. Mi fanno alzare e mi mettono sul lettino tipo ginecologa e arriva la parte peggiore: i punti. Per fortuna pochini, 3-4 interni e uno esterno. Ma io ero davvero esausta e non avevo più voglia di farmi toccare, che male!!!! Altro che corsi di preparazione al parto, dovrebbero fare corsi di preparazione ai punti!!!
Il piccolo arriva in braccio al papi lavato e vestito e andiamo passeggiando in camera. La foto è fatta alle 9.52, esattamente un'ora e 40 dopo il parto. Che meraviglia averlo finalmente tra le braccia…
sabato 25 giugno 2011
Quando il passato suona alla porta
Non si parla di fidanzati del liceo, per carità. Di uomini ne ho tre in casa, bastano e avanzano.
Martedì scorso, subito dopo aver caricato i bambini in macchina alla volta del viaggio di ritorno a casa dal mare, è suonato il telefono. Numero sconosciuto, prefisso di Cuneo. Rispondo. "Ingegner M.?" "Sì, sono io, mi dica". Quando mi sento chiamare Ingegnere mi fa un po' ridere, di solito ricevo telefonate di questo tipo dall'Istat per rispondere a domande sulla mia situazione lavorativa e mi diverto un sacco a dire quanto sono soddisfatta del mio lavoro che su una scala da 1 a 5 è inerente ai miei studi meno di 1. Questa volta invece era uno studio di ingegneria di Cuneo che cercava un ingegnere strutturale e mi chiedeva un colloquio. Gentilmente ho risposto che ero "Occupata in questo momento" "Oh la chiamo più tardi" "No, nel senso che ho un lavoro e non ho intenzione di cambiarlo, grazie". Che figura! Non so nemmeno esprimermi! Mi sono sentita in imbarazzo per questo, non sono mica a posto!
La telefonata mi ha inevitabilmente scaturito una serie di pensieri: chissà come sarei se avessi fatto una scelta diversa, se facessi l'ingegnere. Sarei felice? Penso di no. Non ci sarebbero i miei bimbi, almeno non sicuramente Gabriele. Non avrei il mio locale, la mia cucina, la mia casa sui monti. Non avrei il tempo per stare con mio marito, con i bambini, con la gente. Eppure ci ho pensato e mi sono divertita per qualche minuto a pensare a come sarebbe stata la mia vita ingegneristica. Ho pensato addirittura a tutti quei pantaloni e quelle camicie nel mio armadio che giacciono inutilizzate da anni a discapito di pantaloni a quadretti e casacche bianche. Potrei darle in beneficienza... ma metti mai... ma cosa dico?! Non li utilizzarò mai più!!!
Martedì scorso, subito dopo aver caricato i bambini in macchina alla volta del viaggio di ritorno a casa dal mare, è suonato il telefono. Numero sconosciuto, prefisso di Cuneo. Rispondo. "Ingegner M.?" "Sì, sono io, mi dica". Quando mi sento chiamare Ingegnere mi fa un po' ridere, di solito ricevo telefonate di questo tipo dall'Istat per rispondere a domande sulla mia situazione lavorativa e mi diverto un sacco a dire quanto sono soddisfatta del mio lavoro che su una scala da 1 a 5 è inerente ai miei studi meno di 1. Questa volta invece era uno studio di ingegneria di Cuneo che cercava un ingegnere strutturale e mi chiedeva un colloquio. Gentilmente ho risposto che ero "Occupata in questo momento" "Oh la chiamo più tardi" "No, nel senso che ho un lavoro e non ho intenzione di cambiarlo, grazie". Che figura! Non so nemmeno esprimermi! Mi sono sentita in imbarazzo per questo, non sono mica a posto!
La telefonata mi ha inevitabilmente scaturito una serie di pensieri: chissà come sarei se avessi fatto una scelta diversa, se facessi l'ingegnere. Sarei felice? Penso di no. Non ci sarebbero i miei bimbi, almeno non sicuramente Gabriele. Non avrei il mio locale, la mia cucina, la mia casa sui monti. Non avrei il tempo per stare con mio marito, con i bambini, con la gente. Eppure ci ho pensato e mi sono divertita per qualche minuto a pensare a come sarebbe stata la mia vita ingegneristica. Ho pensato addirittura a tutti quei pantaloni e quelle camicie nel mio armadio che giacciono inutilizzate da anni a discapito di pantaloni a quadretti e casacche bianche. Potrei darle in beneficienza... ma metti mai... ma cosa dico?! Non li utilizzarò mai più!!!
giovedì 23 giugno 2011
Flan di verdure
Questo flan lo facccio quasi tutte le settimane ed è molto apprezzato. E' una valida alternativa alla solita frittata e, con l'aggiunta di una fonduta leggera, è golosissimo.
Il flan si può fare con qualsiasi tipo di verdura, anche più di una, ma io consiglio di farlo di una sola per valorizzarne meglio il gusto. Io lo faccio spesso di spinaci, carote, peperoni, cavolfiori, carciofi, zucchine, fagiolini o broccoli.
Procedimento: faccio lessare in acqua salata circa un chilo di verdura, la scolo per bene e la lascio raffreddare. In un grosso recipiente rompo 24 uova, aggiungo un litro di latte e un litro di panna da cucina, sale e pepe. Aggiungo la verdura e col frullatore ad immersione frullo il tutto finchè è molto ben amalgamato. Nel caso in cui voglio un effetto più scenografico invece lascio un quarto di verdura da parte, la taglio a pezzi (ad esempio le carote e le zucchine le taglio a rondelle, i fagiolini a pezzetti) e la aggiungo dopo aver frullato. In questo modo nel flan si troveranno pezzi di verdura interi.
Verso il composto in tre stampi da plum cake e inforno a 180° a bagno maria per un'ora circa. Quindi lascio raffreddare, tolgo dallo stampo, taglio a fette e scaldo nel microonde o nel forno.
Con queste quantità vengono circa 36 porzioni.
Come dicevo, lo accompagno con una fonduta velocissima da preparare: faccio bollire un litro di latte con 100g di burro, ci sciolgo dentro 200g di formaggio a piacere, tolgo dal fuoco, aggiungo 70g di farina setacciata e rimetto sul fuoco per qualche minuto.
Il flan si può fare con qualsiasi tipo di verdura, anche più di una, ma io consiglio di farlo di una sola per valorizzarne meglio il gusto. Io lo faccio spesso di spinaci, carote, peperoni, cavolfiori, carciofi, zucchine, fagiolini o broccoli.
Procedimento: faccio lessare in acqua salata circa un chilo di verdura, la scolo per bene e la lascio raffreddare. In un grosso recipiente rompo 24 uova, aggiungo un litro di latte e un litro di panna da cucina, sale e pepe. Aggiungo la verdura e col frullatore ad immersione frullo il tutto finchè è molto ben amalgamato. Nel caso in cui voglio un effetto più scenografico invece lascio un quarto di verdura da parte, la taglio a pezzi (ad esempio le carote e le zucchine le taglio a rondelle, i fagiolini a pezzetti) e la aggiungo dopo aver frullato. In questo modo nel flan si troveranno pezzi di verdura interi.
Verso il composto in tre stampi da plum cake e inforno a 180° a bagno maria per un'ora circa. Quindi lascio raffreddare, tolgo dallo stampo, taglio a fette e scaldo nel microonde o nel forno.
Con queste quantità vengono circa 36 porzioni.
Come dicevo, lo accompagno con una fonduta velocissima da preparare: faccio bollire un litro di latte con 100g di burro, ci sciolgo dentro 200g di formaggio a piacere, tolgo dal fuoco, aggiungo 70g di farina setacciata e rimetto sul fuoco per qualche minuto.
mercoledì 22 giugno 2011
Capolinea del secondo allattamento: riflessioni
Eccoci, mi sto rendendo conto che l'allattamento di Gabriele sta finendo e a pensarci mi viene un gran groppo in gola. Avevo deciso e pianificato così, che si allontanasse intorno all'anno, senza forzature o traumi, seguendo le sue esigenze, eppure il pensiero mi rattrista. Sarà che per me allattare è sempre stato un piacere, un momento magico, unico, un'unione indescrivibile tra madre e figlio. Sarà che con il secondo si ha sempre meno fretta che cresca. Sarà che la tetta fa sempre un gran comodo.
Ma iniziamo dal principio. Al corso pre parto, seguito prima della nascita di Lorenzo, l'ostetrica è stata molto chiara a proposito di allattamento: allattare è un lavoro. E, almeno per i primi mesi, mettetevi il cuore in pace, sarà la vostra principale attività, giorno e notte. Aveva due allattamenti "prolungati" alle spalle e si vedeva: ha spiegato come sia importante allattare a richiesta, come attaccare il bambino e come rilassarsi durante le poppate. Peccato che quando sia nato Lorenzo, nello stasso ospedale in cui ho fatto il corso, come prima cosa, invece di aiutarmi ad attaccarlo al seno, gli abbiano piazziato un biberon di glucosata in bocca. Io da mamma inesperta e fiduciosa ho lasciato fare, salvo leggere al ritorno da casa da diverse fonti che la glucosata non serve a nulla, tanto meno per alzare la glucemia (che mio figlio aveva bassa), anzi, interferisce tragicamente nell'avvio dell'allattamento. Sarei tornata in ospedale a spaccare tutto, non fosse che Lorenzo, al secondo biberon di glucosata in 12 ore (non solo sbagliano, perseverano!), ha vomitato tutto e si è attaccato famelico al mio seno, per staccarsi a 14 mesi. L'allattamento è subito partito bene, senza ragadi, senza dolore, il bambino cresceva bene e mangiava ogni 3 ore. Una gran botta di C.
Anche Gabriele si è subito attaccato bene. Dopo il parto l'ostetrica ha insistito per farmelo attaccare, io ero talmente stanca e scomoda che ho rifiutato, per godermi un meraviglioso inizio di allattamento pochi minuti dopo, nuovamente perfetto. Botta di C alla seconda.
Proprio per questa fortuna che ho avuto non ho suggerimenti da dare a nessuna, nessun segreto o trucco, solo mi sento di suggerire un libro, che è stata la mia guida per il primo allattamento. Si tratta di "Un dono per tutta la vita. Guida all'allattamento materno" di Carlos Gonzales.
Questo post partecipa al blogstorming.
Ma iniziamo dal principio. Al corso pre parto, seguito prima della nascita di Lorenzo, l'ostetrica è stata molto chiara a proposito di allattamento: allattare è un lavoro. E, almeno per i primi mesi, mettetevi il cuore in pace, sarà la vostra principale attività, giorno e notte. Aveva due allattamenti "prolungati" alle spalle e si vedeva: ha spiegato come sia importante allattare a richiesta, come attaccare il bambino e come rilassarsi durante le poppate. Peccato che quando sia nato Lorenzo, nello stasso ospedale in cui ho fatto il corso, come prima cosa, invece di aiutarmi ad attaccarlo al seno, gli abbiano piazziato un biberon di glucosata in bocca. Io da mamma inesperta e fiduciosa ho lasciato fare, salvo leggere al ritorno da casa da diverse fonti che la glucosata non serve a nulla, tanto meno per alzare la glucemia (che mio figlio aveva bassa), anzi, interferisce tragicamente nell'avvio dell'allattamento. Sarei tornata in ospedale a spaccare tutto, non fosse che Lorenzo, al secondo biberon di glucosata in 12 ore (non solo sbagliano, perseverano!), ha vomitato tutto e si è attaccato famelico al mio seno, per staccarsi a 14 mesi. L'allattamento è subito partito bene, senza ragadi, senza dolore, il bambino cresceva bene e mangiava ogni 3 ore. Una gran botta di C.
Anche Gabriele si è subito attaccato bene. Dopo il parto l'ostetrica ha insistito per farmelo attaccare, io ero talmente stanca e scomoda che ho rifiutato, per godermi un meraviglioso inizio di allattamento pochi minuti dopo, nuovamente perfetto. Botta di C alla seconda.
Proprio per questa fortuna che ho avuto non ho suggerimenti da dare a nessuna, nessun segreto o trucco, solo mi sento di suggerire un libro, che è stata la mia guida per il primo allattamento. Si tratta di "Un dono per tutta la vita. Guida all'allattamento materno" di Carlos Gonzales.
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Mini vacanza: resoconto
Eccomi di ritorno dalla mini-vacanza ricevuta come regalo di compleanno. Sono stanchissima.
Abbiamo preso due giornate di bellissimo tempo e sono felicissima, ma è stata una sfacchinata: sarà che sono poco organizzata io, sarà che ho due figli poco propensi ai cambiamenti (e sinceramente su questo ci assomigliano molto), ma sono stati due giorni faticosissimi. Lorenzo in spiaggia era un angioletto, come ci allontavamo diventava una bestia.
Lunedì siamo partiti all'alba delle 9.15, alle 11.30 eravamo in spiaggia: un bel stabilimento con gli ombrelloni blu e un bel spazio per far giocare i bambini. Abbiamo fatto pranzo al bar della spiaggia, un'insalatona per gli adulti, una pasta in bianco per Lorenzo, la minestra portata da casa e riscaldata per Gabriele. I bambini ci hanno fatto la grazia di dormire 2 ore in contemporanea e poi ancora mare. Arrivata la sera, quando siamo arrivati in hotel, in una stanza piccolissima, primo delirio: Lorenzo stava per far fuori il fratello schiacciandolo sul letto, ha fatto super capricci per la doccia, voleva andare a casa ecc ecc. Cena in una bella spaghetteria, mamma a base di pesce, papà a base di carbonara, Lorenzo a base di milanese, Gabriele a base della solita minestra. In stanza c'erano due letti: un matrimoniale e un singolo. Mamma e Gabriele nel matrimoniale, papà e Lorenzo nel singolo, mi sembra ovvio. Al mattino, all'alba delle 6, Gabriele ha iniziato a piangere e ha continuato fino alle 9, quando si è ri-addormentato e ho dormito 2 ore, LUI. La giornata era meno ventilata e più calda, abbiamo optato per un pranzo in paese in una pizzeria. Dopo pranzo Lorenzo ha fatto un mega capriccio perchè non voleva dormire e voleva andare sulle giostre: si è addormentato alle 2.30 e ha dormito 3 ore, LUI. Alle 5.30 quando si è svegliato si è goduto mezz'oretta di mare e poi era già ora di tornare: mini capriccio perchè non voleva tornare a casa, placato in fretta. Viaggio di ritorno perfetto: Lorenzo si è intrattenuto con la draga, Gabriele ha dormito tutto il tempo, LUI.
Alle 20.30 eravamo a casa: mega capriccio di Lorenzo perchè non voleva fare la doccia, doccia anche del piccolo, tutti a nanna per le 22. Gabriele l'ho dovuto svegliare alle 8.20 per andare all'asilo stamattina.
Nonostante tutto sono felice di aver passato un po' di tempo con la famiglia al completo, mi sa che la poca frequenza di queste giornate influisce sulla nostra non-organizzazione e questo pesa parecchio. Vorrà dire che dovremo muoverci di più?!
Abbiamo preso due giornate di bellissimo tempo e sono felicissima, ma è stata una sfacchinata: sarà che sono poco organizzata io, sarà che ho due figli poco propensi ai cambiamenti (e sinceramente su questo ci assomigliano molto), ma sono stati due giorni faticosissimi. Lorenzo in spiaggia era un angioletto, come ci allontavamo diventava una bestia.
Lunedì siamo partiti all'alba delle 9.15, alle 11.30 eravamo in spiaggia: un bel stabilimento con gli ombrelloni blu e un bel spazio per far giocare i bambini. Abbiamo fatto pranzo al bar della spiaggia, un'insalatona per gli adulti, una pasta in bianco per Lorenzo, la minestra portata da casa e riscaldata per Gabriele. I bambini ci hanno fatto la grazia di dormire 2 ore in contemporanea e poi ancora mare. Arrivata la sera, quando siamo arrivati in hotel, in una stanza piccolissima, primo delirio: Lorenzo stava per far fuori il fratello schiacciandolo sul letto, ha fatto super capricci per la doccia, voleva andare a casa ecc ecc. Cena in una bella spaghetteria, mamma a base di pesce, papà a base di carbonara, Lorenzo a base di milanese, Gabriele a base della solita minestra. In stanza c'erano due letti: un matrimoniale e un singolo. Mamma e Gabriele nel matrimoniale, papà e Lorenzo nel singolo, mi sembra ovvio. Al mattino, all'alba delle 6, Gabriele ha iniziato a piangere e ha continuato fino alle 9, quando si è ri-addormentato e ho dormito 2 ore, LUI. La giornata era meno ventilata e più calda, abbiamo optato per un pranzo in paese in una pizzeria. Dopo pranzo Lorenzo ha fatto un mega capriccio perchè non voleva dormire e voleva andare sulle giostre: si è addormentato alle 2.30 e ha dormito 3 ore, LUI. Alle 5.30 quando si è svegliato si è goduto mezz'oretta di mare e poi era già ora di tornare: mini capriccio perchè non voleva tornare a casa, placato in fretta. Viaggio di ritorno perfetto: Lorenzo si è intrattenuto con la draga, Gabriele ha dormito tutto il tempo, LUI.
Alle 20.30 eravamo a casa: mega capriccio di Lorenzo perchè non voleva fare la doccia, doccia anche del piccolo, tutti a nanna per le 22. Gabriele l'ho dovuto svegliare alle 8.20 per andare all'asilo stamattina.
Nonostante tutto sono felice di aver passato un po' di tempo con la famiglia al completo, mi sa che la poca frequenza di queste giornate influisce sulla nostra non-organizzazione e questo pesa parecchio. Vorrà dire che dovremo muoverci di più?!
giovedì 16 giugno 2011
Ciuccio o dito? L'eterno dilemma
Quando è nato Lorenzo ho letto un sacco di libri e, da mamma inesperta e ingenua, ho creduto a molte cose che c'erano scritte. Purtroppo per quanti libri si leggano, mai il tuo bambino corrisponderà a quello che ti puoi aspettare, anche se si ha studiato tanto la materia. Persino il secondo figlio mi sorprende continuamente pur pensando di essermi già meritata almeno un diploma in mammità con il primo.
Leggendo questi libri ho scoperto che il neonao ha un disperato bisogno di succhiare. La prima conclusione ingegneristica è stata: piange=vuole ciucciare. NO. Presto scopro che non è così. Lorenzo piange, ciuccia e ripiange. Sfoglio il libro e non trovo lumi in proposito. Anzi, un suggerimento c'è: proviamo col ciuccio, ma dopo 6 settimane, per non interferire con l'allattamento. Ciuccio comprato e sterilizzato: mai bambino ebbe più schifo di un corpo estraneo in bocca. Dopo 20 giorni di tentativi e un quasi soffocamento da rigurgito pur di espellere il succhiotto, archivio definitivamente l'oggetto in questione. Lorenzo non aveva ancora 2 mesi che già aveva il dito pollice in bocca. Era l'unica cosa che lo consolava e non sono riuscita ad impedirgli di succhiarselo. Ora ha quasi 3 anni e quel dito è ancora il suo migliore amico consolatore. Non so come e quando riusciremo a togliergli il vizio (anzi, sono ben graditi suggerimenti).
Quando nasce Gabriele sfoggio il mio diploma in mammità e tiro fuori il ciuccio dopo un mesetto dalla nascita: non è che ne vada pazzo ma lo prende. Evviva! Io il dito in bocca non lo voglio più vedere. Però, aiuto, non lo calma per nulla: se deve piangere piange e il ciuccio lo sputa a due metri da sè. Mi faccio mille paranoie: andrà al nido a 3 mesi, come faranno a consolarlo senza il seno? Come faranno ad addormentarlo? Insisto. Nulla. Questo ciuccio è un bel passatempo perfettamente inutile. Ma su una cosa sono irremovibile: niente dito in bocca, come ci prova (e ci ha provato pochissimo) glielo allontano delicatamente. Per 6-7 mesi il ciuccio mi è servito come inganno: alla sera, addormentato al seno, se lo staccavo e si lamentava, gli infilavo il ciuccio e, pur sputandolo dopo poco, riuscivo a metterlo nel lettino senza lacrime. Poi nemmeno più quello. Niente ciuccio e niente dito. Ho una collezione di ciucci di tutte le marche, forme e materiali da far invidia ad una nursery. Gabriele non è un bambino lamentoso e sinceramente non sento la mancanza di un oggetto consolatore, quindi posso ritenermi soddisfatta, anche se l'arma segreta, nei casi disperati, c'è ancora: la puppa di mamma! Quando non la gradirà più vedremo.
Conclusione: meglio il ciuccio o il dito? Non lo so. A me il dito in bocca di Lorenzo non piace e non vedo la luce in fondo al tunnel della dipendenza. Ho optato per il ciuccio con Gabriele perchè ho come l'impressione che sia più facile da togliere: quello sparisce e basta, ma non avendo esperienza diretta non posso sbilanciarmi troppo.
Leggendo questi libri ho scoperto che il neonao ha un disperato bisogno di succhiare. La prima conclusione ingegneristica è stata: piange=vuole ciucciare. NO. Presto scopro che non è così. Lorenzo piange, ciuccia e ripiange. Sfoglio il libro e non trovo lumi in proposito. Anzi, un suggerimento c'è: proviamo col ciuccio, ma dopo 6 settimane, per non interferire con l'allattamento. Ciuccio comprato e sterilizzato: mai bambino ebbe più schifo di un corpo estraneo in bocca. Dopo 20 giorni di tentativi e un quasi soffocamento da rigurgito pur di espellere il succhiotto, archivio definitivamente l'oggetto in questione. Lorenzo non aveva ancora 2 mesi che già aveva il dito pollice in bocca. Era l'unica cosa che lo consolava e non sono riuscita ad impedirgli di succhiarselo. Ora ha quasi 3 anni e quel dito è ancora il suo migliore amico consolatore. Non so come e quando riusciremo a togliergli il vizio (anzi, sono ben graditi suggerimenti).
Quando nasce Gabriele sfoggio il mio diploma in mammità e tiro fuori il ciuccio dopo un mesetto dalla nascita: non è che ne vada pazzo ma lo prende. Evviva! Io il dito in bocca non lo voglio più vedere. Però, aiuto, non lo calma per nulla: se deve piangere piange e il ciuccio lo sputa a due metri da sè. Mi faccio mille paranoie: andrà al nido a 3 mesi, come faranno a consolarlo senza il seno? Come faranno ad addormentarlo? Insisto. Nulla. Questo ciuccio è un bel passatempo perfettamente inutile. Ma su una cosa sono irremovibile: niente dito in bocca, come ci prova (e ci ha provato pochissimo) glielo allontano delicatamente. Per 6-7 mesi il ciuccio mi è servito come inganno: alla sera, addormentato al seno, se lo staccavo e si lamentava, gli infilavo il ciuccio e, pur sputandolo dopo poco, riuscivo a metterlo nel lettino senza lacrime. Poi nemmeno più quello. Niente ciuccio e niente dito. Ho una collezione di ciucci di tutte le marche, forme e materiali da far invidia ad una nursery. Gabriele non è un bambino lamentoso e sinceramente non sento la mancanza di un oggetto consolatore, quindi posso ritenermi soddisfatta, anche se l'arma segreta, nei casi disperati, c'è ancora: la puppa di mamma! Quando non la gradirà più vedremo.
Conclusione: meglio il ciuccio o il dito? Non lo so. A me il dito in bocca di Lorenzo non piace e non vedo la luce in fondo al tunnel della dipendenza. Ho optato per il ciuccio con Gabriele perchè ho come l'impressione che sia più facile da togliere: quello sparisce e basta, ma non avendo esperienza diretta non posso sbilanciarmi troppo.
mercoledì 15 giugno 2011
Un buon investimento: il Roomba
Premetto che (purtroppo) la ditta produttrice del prodotto non mi paga per fare pubblicità, voglio solo rendere pubblica la mia soddisfazione per questa scoperta geniale. Io ho comprato questa marca di pizza-aspirapolvere, ma so che ne esistono molte altre che penso si equivalgano all'incirca.
Dopo aver scoperto il metodo flylady la scoperta successiva fu l'aspirapolvere che funziona da solo. Eureka! Ci è voluto così tanto per inventare una genialata del genere??!! Me lo sono regalata per Natale scorso e in 6 mesi non ha saltato un giorno di vagabondaggio per la mia casa se non quando la pigrizia mi sovrasta a tal punto da non riuscire nemmeno a schiacciare il bottone per la partenza.
Ovviamente ha i suoi bei difetti:
- non passa dappertutto, quindi dietro ai comodini i gatti di polvere fanno da sovrani e sotto i termosifoni o non passa o ci rimane incastrato;
- si diverte a rimanere bloccato sul piedino dello specchio in camera;
- non passa sul tappetone pelosone della cameretta;
- ci mette un sacco di tempo (ma tanto fa tutto da solo);
- costa mica poco, mi sembra 300 euro (forse meno con qualche offerta).
A perte queste cose del tutto superabili, rifarei l'investimento mille volte: al mattino alzo le sedie sul tavolo, metto una sedia davanti al termosifone sotto il quale so che lo stupido va ad incastrarsi, attacco la spina della base e schiaccio il tastino. Al pomeriggio ritrovo cucina e corridoio spazzolati piuttosto bene, almeno per lo standard di pulizia della mia casa. Se ho ancora tempo porto la sua base in camera o in cameretta e riparte la pulizia: passa anche sotto il letto! Poi svuoto il cassettino et voilà (ammazza quanta sporcizia raccoglie ogni giorno!).
Devo solo fare attenzione a farlo sparire prima dell'arrivo di Lorenzo: lo diverte da morire farlo partire, fermarlo, prenderlo a calci, ecc. Ma, attenzione attenzione, è un ottimo baby-sitter momentaneo per i più piccolini: se piazzo Gabriele sul passeggino e lo faccio partire, rimane incantato ad osservarlo tra lo spaventato e il curioso per un bel po'. Mamma crudele!
Dopo aver scoperto il metodo flylady la scoperta successiva fu l'aspirapolvere che funziona da solo. Eureka! Ci è voluto così tanto per inventare una genialata del genere??!! Me lo sono regalata per Natale scorso e in 6 mesi non ha saltato un giorno di vagabondaggio per la mia casa se non quando la pigrizia mi sovrasta a tal punto da non riuscire nemmeno a schiacciare il bottone per la partenza.
Ovviamente ha i suoi bei difetti:
- non passa dappertutto, quindi dietro ai comodini i gatti di polvere fanno da sovrani e sotto i termosifoni o non passa o ci rimane incastrato;
- si diverte a rimanere bloccato sul piedino dello specchio in camera;
- non passa sul tappetone pelosone della cameretta;
- ci mette un sacco di tempo (ma tanto fa tutto da solo);
- costa mica poco, mi sembra 300 euro (forse meno con qualche offerta).
A perte queste cose del tutto superabili, rifarei l'investimento mille volte: al mattino alzo le sedie sul tavolo, metto una sedia davanti al termosifone sotto il quale so che lo stupido va ad incastrarsi, attacco la spina della base e schiaccio il tastino. Al pomeriggio ritrovo cucina e corridoio spazzolati piuttosto bene, almeno per lo standard di pulizia della mia casa. Se ho ancora tempo porto la sua base in camera o in cameretta e riparte la pulizia: passa anche sotto il letto! Poi svuoto il cassettino et voilà (ammazza quanta sporcizia raccoglie ogni giorno!).
Devo solo fare attenzione a farlo sparire prima dell'arrivo di Lorenzo: lo diverte da morire farlo partire, fermarlo, prenderlo a calci, ecc. Ma, attenzione attenzione, è un ottimo baby-sitter momentaneo per i più piccolini: se piazzo Gabriele sul passeggino e lo faccio partire, rimane incantato ad osservarlo tra lo spaventato e il curioso per un bel po'. Mamma crudele!
Le notti di Gabriele
Dopo aver descritto le notti di Lorenzo è il momento di descrivere quelle di Gabriele, pur sapendo che tutto può cambiare da un momento all'altro, infatti la situazione tragica del grande inizò quando lui aveva 14 mesi, Gabriele deve ancora compiere l'anno.
Comunque mi sto godendo questi 12 mesi di bambino normo-dormiente alla grandissima!
Gabriele è stato allattato quasi esclusivamente al seno per i primi 6 mesi, anche se, avendo cominciato ad andare al nido a 3 mesi, prendeva due biberon di latte di mamma al giorno. Non è mai stato molto regolare: mangiava ogni 2-4 ore, a seconda di non so chè, e di notte uguale, ogni tanto tirava 5-6 ore ma raramente. Intorno ai 4 mesi ho iniziato a pensare che forse con un bel biberon di latte artificiale la notte potesse dormire un po' di più: per un mesetto gli ho dato il biberon ma poco cambiò. Ai 5 mesi e mezzo, esausta per il tiralatte che quotidianamente mi risucchiava quasi mezzo litro di latte, ho iniziato lo svezzamento. Gabriele non ne ha voluto sapere: mangiava mezzo cucchiaino di pappa schifato e stop. Ha iniziato ad apprezzare un po' di frutta a 6 mesi, quindi sono rimasta ancorata al tiralatte fino ai 7 mesi, quando, chissà perchè, ha mangiato la pappa. I risvegli notturni erano saldamente dai 2 ai 4, prontamente affrontati con il metodo tetta-addormenta-pupo.
Ai 10 mesi ho deciso di dargli il biberon di latte artificiale dopo cena: dopo aver mangiato un piattone di pappone-piatto-unico Gabriele riusciva a scolarsi 200ml di latte, alla faccia della fame! Finalmente il pupo ha iniziato a dormire filato fino alle 5.30 quando, puntuale come un orologio svizzero, si svegliava per una puppatina da mamma un po' consolatrice un po' sfamante. Da un paio di settimane ho iniziato a dargli il biberon di latte artificiale anche al mattino e, nonostante lo spuntino del mattino presto, lo beve ben volentieri. Stamattina addirittura non si è svegliato: ha dormito dalle 21 alle 7.30 filato. Un miracolo!
Di solito scrivere queste cose porta una sfortuna nera, mi aspetto mille risvegli a partire dalla prossima notte. Speriamo che questa volta non sia così!
Comunque mi sto godendo questi 12 mesi di bambino normo-dormiente alla grandissima!
Gabriele è stato allattato quasi esclusivamente al seno per i primi 6 mesi, anche se, avendo cominciato ad andare al nido a 3 mesi, prendeva due biberon di latte di mamma al giorno. Non è mai stato molto regolare: mangiava ogni 2-4 ore, a seconda di non so chè, e di notte uguale, ogni tanto tirava 5-6 ore ma raramente. Intorno ai 4 mesi ho iniziato a pensare che forse con un bel biberon di latte artificiale la notte potesse dormire un po' di più: per un mesetto gli ho dato il biberon ma poco cambiò. Ai 5 mesi e mezzo, esausta per il tiralatte che quotidianamente mi risucchiava quasi mezzo litro di latte, ho iniziato lo svezzamento. Gabriele non ne ha voluto sapere: mangiava mezzo cucchiaino di pappa schifato e stop. Ha iniziato ad apprezzare un po' di frutta a 6 mesi, quindi sono rimasta ancorata al tiralatte fino ai 7 mesi, quando, chissà perchè, ha mangiato la pappa. I risvegli notturni erano saldamente dai 2 ai 4, prontamente affrontati con il metodo tetta-addormenta-pupo.
Ai 10 mesi ho deciso di dargli il biberon di latte artificiale dopo cena: dopo aver mangiato un piattone di pappone-piatto-unico Gabriele riusciva a scolarsi 200ml di latte, alla faccia della fame! Finalmente il pupo ha iniziato a dormire filato fino alle 5.30 quando, puntuale come un orologio svizzero, si svegliava per una puppatina da mamma un po' consolatrice un po' sfamante. Da un paio di settimane ho iniziato a dargli il biberon di latte artificiale anche al mattino e, nonostante lo spuntino del mattino presto, lo beve ben volentieri. Stamattina addirittura non si è svegliato: ha dormito dalle 21 alle 7.30 filato. Un miracolo!
Di solito scrivere queste cose porta una sfortuna nera, mi aspetto mille risvegli a partire dalla prossima notte. Speriamo che questa volta non sia così!
lunedì 13 giugno 2011
Buon compleanno mamma!
Ci siamo, è il mio compleanno. Ringrazio tutti quelli che mi hanno già fatto gli auguri e quelli che lo faranno.
Ieri mia mamma e mio papà sono venuti a casa mia per cena con una torta per festeggiare: gesto semplice ma apprezzatissimo. Abbiamo contato "Tanti auguri a te" tre volte: la prima per farmi spegnere la candelina, le altre due per far spegnere la candelina a Lorenzo, che non fa altro che ripetere che tra un po' è anche il suo di compleanno e che vuole un regalo grosso. In realtà mancano ancora tre mesi ma va beh. Tra poco è il primo compleanno di Gabriele. Che emozione, mi sembra ieri.
Mi hanno detto che per il mio primo compleanno, 27 anni fa, mi avevano insegnato a soffiare la candelina e ce l'avevo fatta. Ero già una bimba perspicace io! A Lorenzo ho provato ad insegnarglielo ma aveva imparato per bene pochi giorni dopo la fatitica data. Ora inizio a insegnarglielo a Gabriele, vediamo se buon sangue non mente.
E' bello festeggiare ogni tanto. Si è talmente assorbiti dai figli, dai loro tempi e le loro esigenze, che ogni tanto ci si dimentica di noi stessi. Oggi no, penso per una volta a me. E poi domani sarà tutto come prima, solo con un anno in più sulla groppa!
Ieri mia mamma e mio papà sono venuti a casa mia per cena con una torta per festeggiare: gesto semplice ma apprezzatissimo. Abbiamo contato "Tanti auguri a te" tre volte: la prima per farmi spegnere la candelina, le altre due per far spegnere la candelina a Lorenzo, che non fa altro che ripetere che tra un po' è anche il suo di compleanno e che vuole un regalo grosso. In realtà mancano ancora tre mesi ma va beh. Tra poco è il primo compleanno di Gabriele. Che emozione, mi sembra ieri.
Mi hanno detto che per il mio primo compleanno, 27 anni fa, mi avevano insegnato a soffiare la candelina e ce l'avevo fatta. Ero già una bimba perspicace io! A Lorenzo ho provato ad insegnarglielo ma aveva imparato per bene pochi giorni dopo la fatitica data. Ora inizio a insegnarglielo a Gabriele, vediamo se buon sangue non mente.
E' bello festeggiare ogni tanto. Si è talmente assorbiti dai figli, dai loro tempi e le loro esigenze, che ogni tanto ci si dimentica di noi stessi. Oggi no, penso per una volta a me. E poi domani sarà tutto come prima, solo con un anno in più sulla groppa!
venerdì 10 giugno 2011
Come riciclare l'uovo di Pasqua Kinder: tortini alla vaniglia con gocce di cioccolato
E' passato un mese e mezzo dalla Pasqua e ancora mi perseguitavano le uova che hanno regalato ai bambini. Devo fare una confessione sconvolgente: a me non piace il cioccolato Kinder. Forse dico una bestemmia, ma non mi va proprio giù. A malapena mangio quello al latte, ma toglietemi dalle mani il fondente che ne faccio indigestione.
Le uova di Pasqua Kinder però hanno dei bellissimi regali e ne abbiamo ricevute almeno 6, che prontamente ho nascosto dalla portata di Lorenzo, che ne mangerebbe a dismisura.
Ho cercato su internet qualche ricetta per farle fuori e dopo una torta che non mi ha soddisfatta del tutto ho provato questi meravigliosi tortini, cambiando un po' la ricetta originale secondo il mio fiuto.
Ho sbattuto col frullatore elettrico 2 uova intere con 80g di burro e 120g di zucchero, quindi ho aggiunto 250g di farina, una busta di lievito e due bustine di vanillina setacciati. Il composto era molto duro e non amalgamato, allora ho aggiunto 250g di yogurt bianco e 120ml di latte. Quindi ho messo 150g di cioccolato Kinder in un sacchetto e l'ho preso a pugni sul tavolo (sfogando non poco qualche nervosismo...) e ho unito al composto. Ho imburrato 15 pirottini di alluminio, ci ho versato il composto e ho infornato a 180° per 25-30 miunti.
Il risultato è stato stupefacente, anche se secondo me sono un po' piccolini (pensavo che crescessero di più): la prossima volta ne faccio solo 10-12. Il ciccolato Kinder ora è finito, ma è il turno delle uova di ciccolato al latte, secondo me vengono buonissimi lo stesso!
Le uova di Pasqua Kinder però hanno dei bellissimi regali e ne abbiamo ricevute almeno 6, che prontamente ho nascosto dalla portata di Lorenzo, che ne mangerebbe a dismisura.
Ho cercato su internet qualche ricetta per farle fuori e dopo una torta che non mi ha soddisfatta del tutto ho provato questi meravigliosi tortini, cambiando un po' la ricetta originale secondo il mio fiuto.
Ho sbattuto col frullatore elettrico 2 uova intere con 80g di burro e 120g di zucchero, quindi ho aggiunto 250g di farina, una busta di lievito e due bustine di vanillina setacciati. Il composto era molto duro e non amalgamato, allora ho aggiunto 250g di yogurt bianco e 120ml di latte. Quindi ho messo 150g di cioccolato Kinder in un sacchetto e l'ho preso a pugni sul tavolo (sfogando non poco qualche nervosismo...) e ho unito al composto. Ho imburrato 15 pirottini di alluminio, ci ho versato il composto e ho infornato a 180° per 25-30 miunti.
Il risultato è stato stupefacente, anche se secondo me sono un po' piccolini (pensavo che crescessero di più): la prossima volta ne faccio solo 10-12. Il ciccolato Kinder ora è finito, ma è il turno delle uova di ciccolato al latte, secondo me vengono buonissimi lo stesso!
giovedì 9 giugno 2011
Il tiramisù a modo mio
Il tiramisù è uno dei miei dolci preferiti, ma l'idea di mangiare le uova crude mi fa un po' impressione, quindi mi sono convertita alla filosofia del tiramisù con panna e crema pasticcera.
Io lo faccio così: metto sul fuoco 200ml di latte, sbatto 2 tuorli d'uovo con 40g di zucchero e 40g di farina finchè è ben spunoso. Quando il latte bolle lo tolgo dal fuoco e incorporo il composto di tuorli, mescolando molto bene con una piccola frusta. Quindi metto di nuovo sul fuoco basso e faccio bollire un paio di minuti mescolando continuamente. Trasferisco la crema pasticcera ottenuta in un contenitore freddo e lascio raffreddare. Monto un litro di panna con 200g di zucchero. Quando diventa cremosa incorporo la crema pasticcera fredda e mescolo bene, facendo attenzione a non montare troppo. Procedo alla composizione classica del tiramisù alternando uno strato di crema ai savoiardi pucciati nel caffè appena intipidito. A volte lo faccio in teglia, altre in coppetta, il risultato non cambia: ottimo. Lascio riposare in frigo almeno un paio d'ore e al momento di servire spolvero la superficie con un po' di cacao amaro. Buuuuuonoooo!
Io lo faccio così: metto sul fuoco 200ml di latte, sbatto 2 tuorli d'uovo con 40g di zucchero e 40g di farina finchè è ben spunoso. Quando il latte bolle lo tolgo dal fuoco e incorporo il composto di tuorli, mescolando molto bene con una piccola frusta. Quindi metto di nuovo sul fuoco basso e faccio bollire un paio di minuti mescolando continuamente. Trasferisco la crema pasticcera ottenuta in un contenitore freddo e lascio raffreddare. Monto un litro di panna con 200g di zucchero. Quando diventa cremosa incorporo la crema pasticcera fredda e mescolo bene, facendo attenzione a non montare troppo. Procedo alla composizione classica del tiramisù alternando uno strato di crema ai savoiardi pucciati nel caffè appena intipidito. A volte lo faccio in teglia, altre in coppetta, il risultato non cambia: ottimo. Lascio riposare in frigo almeno un paio d'ore e al momento di servire spolvero la superficie con un po' di cacao amaro. Buuuuuonoooo!
mercoledì 8 giugno 2011
Regalo di compleanno
Lunedì sarà il mio compleanno. Per un paio d'anni mi tengo ancora stretto il 2 in prima posizione. Non sento ancora il tempo che passa incombente, speriamo di andare avanti così per molto.
Mio marito lunedì mi ha proposto di uscire a cena con i bambini ed andare nel ristorante in cui abbiamo festeggiato il nostro matrimonio. Mi è sembrato un invito normale, anche perchè ne avevamo parlato molte volte di tornarci, è un posto tranquillo vicino casa e andarci con i bambini è una cosa "fattibile".
Abbiamo mangiato e bevuto bene come sempre, finchè, a metà cena, ha tirato fuori dalla mia borsa una busta. Devo ammettere che lì ho intuito che forse quello era il mio regalo di compleanno e ho intuito anche il tipo di regalo. Ho aperto la busta e c'era la prenotazione per 4 persone una notte in albergo... al mare!!! Wow, il mare, questo sconosciuto!!! So quanto questo sia un gesto altruistico da parte di mio marito perchè lui odia l'acqua e il caldo del mare e apprezzo molto che abbia pensato a qualcosa che mi facesse davvero piacere, oltre a soddisfare i bambini. Ha organizzato due giorni di vacanza chiedendo a suo fratello di sostituirlo al bar e ad una nostra collaboratrice di sostituire me in cucina e ha chiesto a mia mamma di cercare l'hotel... e io non mi sono accorta di nulla. Bravo amore mio!
Sarà tra 15 giorni. Ora c'è solo da sperare nel bel tempo. Speriamo, speriamo, speriamo!!!
Mio marito lunedì mi ha proposto di uscire a cena con i bambini ed andare nel ristorante in cui abbiamo festeggiato il nostro matrimonio. Mi è sembrato un invito normale, anche perchè ne avevamo parlato molte volte di tornarci, è un posto tranquillo vicino casa e andarci con i bambini è una cosa "fattibile".
Abbiamo mangiato e bevuto bene come sempre, finchè, a metà cena, ha tirato fuori dalla mia borsa una busta. Devo ammettere che lì ho intuito che forse quello era il mio regalo di compleanno e ho intuito anche il tipo di regalo. Ho aperto la busta e c'era la prenotazione per 4 persone una notte in albergo... al mare!!! Wow, il mare, questo sconosciuto!!! So quanto questo sia un gesto altruistico da parte di mio marito perchè lui odia l'acqua e il caldo del mare e apprezzo molto che abbia pensato a qualcosa che mi facesse davvero piacere, oltre a soddisfare i bambini. Ha organizzato due giorni di vacanza chiedendo a suo fratello di sostituirlo al bar e ad una nostra collaboratrice di sostituire me in cucina e ha chiesto a mia mamma di cercare l'hotel... e io non mi sono accorta di nulla. Bravo amore mio!
Sarà tra 15 giorni. Ora c'è solo da sperare nel bel tempo. Speriamo, speriamo, speriamo!!!
lunedì 6 giugno 2011
Le notti di Lorenzo
Lorenzo e il sonno sono due mondi lontani anni luce. Lorenzo ha sempre dormito molto, ma con continui risvegli, da sempre.
Per i primi 6 mesi di vita ha mangiato solo il latte di mamma, ogni 3 ore precisissime, giorno e NOTTE. Me ne sono fatta una ragione e l'ho sempre assecondato, sperando che con lo svezzamento qualcosa sarebbe cambiato. Inizio lo svezzamento classico e va liscio come l'olio: il bambino mangia tutto volentieri e continua ad essere un gran ciucciatore. Introduco la cena intorno ai 7 mesi sperando nel miracolo notturno, ma nulla cambia. Ai 9 mesi inizio a lavorare e introduco il biberon di latte dopo cena: alcune notti con 5-6 ore filate mi illudono, ma presto torna tutto come prima, con la differenza che rifiuta il seno e vuole solo riaddormentarsi tra le mie braccia. Va bene, lo coccolo e lo metto nel lettino 3,4,5 volte a notte. Ai 13 mesi scopro che sta arrivando il fratellino, dopo un mesetto Lorenzo rifiuta completamente il seno anche di giorno, rafforzando ancora di più il bisogno di contatto fisico, finchè ai 15 mesi, causa una mia stanchezza cronica dovuta all'inizio della gravidanza (in cui ho perso 5 chili abbracciata al gabinetto tutto il giorno) e al lavoro pesante, cediamo al LETTONE. Così Lorenzo inizia a dormire con noi, continuando a svegliarsi ma riaddormentandosi quasi immediatamente. La pancia inizia a crescere, così come il mal di schiena e i calci notturni dell'intruso. Dopo una serie di pellegrinaggi notturni su una brandina per cercare un po' di sonno prendo una decisione: compriamo la cameretta ed insegnamo a Lorenzo a dormire nel suo letto prima che arrivi il fratellino, in modo da non fargli pensare ad uno sfratto dal lettone da parte del nuovo nato. Ha 19 mesi: un successo! Gli piace il letto da grande e ci dorme volentieri, ma continua a svegliarsi le sue 4,5,6 volte a notte chiamando mamma o papà. Io e mio marito ci alterniamo nella corsa alla consolazione. Io provo molti metodi soft sul sonno, acquisto rimedi omeopatici e naturali, tutti con lo stesso risultato: nullo.
Luglio: arriva il fratellino e molto lavoro. Il papi si offre di badare ai risvegli notturni di Lorenzo che non accennano a diminuire, anzi. Ma crolla nel letto con lui e inizia una nuova era che dura tutt'ora dopo quasi un anno: tra l'una e le 3 di notte eccolo che chiama a gran voce, papi corre nel letto con lui e si dorme così fino al mattino. E guai a lasciarlo solo: dopo 5 minuti di orologio chiama a gran voce e pretende qualcuno vicino a lui. Infatti alle 5.45 la sveglia del papi suona e io prendo il suo posto nel letto di Lorenzo che è diventato a due piazze per dormire un po' più comodi. Gabriele rimane in camera di mamma e papà da solo e dorme quasi sempre fino alle 7.30, quando dà la sveglia a tutti quanti.
So che "tata Lucia & company" non sarebbero esattamente d'accordo con tutto questo, e confesso che nemmeno io sono felice di dormire solo qualche ora a notte con mio marito, ma purtroppo non riusciamo a fare di meglio. Questo equilibrio trovato con gran fatica è l'unico che ci permette di dormire tutti e 4 abbastanza serenamente e mamma e papà lavorano durante il giorno senza sembrare degli zombi. Spero che un giorno Lorenzo impari a dormire da solo e spero che accada presto. Fino a quel momento continueremo ad arrangiarci come possiamo.
Per i primi 6 mesi di vita ha mangiato solo il latte di mamma, ogni 3 ore precisissime, giorno e NOTTE. Me ne sono fatta una ragione e l'ho sempre assecondato, sperando che con lo svezzamento qualcosa sarebbe cambiato. Inizio lo svezzamento classico e va liscio come l'olio: il bambino mangia tutto volentieri e continua ad essere un gran ciucciatore. Introduco la cena intorno ai 7 mesi sperando nel miracolo notturno, ma nulla cambia. Ai 9 mesi inizio a lavorare e introduco il biberon di latte dopo cena: alcune notti con 5-6 ore filate mi illudono, ma presto torna tutto come prima, con la differenza che rifiuta il seno e vuole solo riaddormentarsi tra le mie braccia. Va bene, lo coccolo e lo metto nel lettino 3,4,5 volte a notte. Ai 13 mesi scopro che sta arrivando il fratellino, dopo un mesetto Lorenzo rifiuta completamente il seno anche di giorno, rafforzando ancora di più il bisogno di contatto fisico, finchè ai 15 mesi, causa una mia stanchezza cronica dovuta all'inizio della gravidanza (in cui ho perso 5 chili abbracciata al gabinetto tutto il giorno) e al lavoro pesante, cediamo al LETTONE. Così Lorenzo inizia a dormire con noi, continuando a svegliarsi ma riaddormentandosi quasi immediatamente. La pancia inizia a crescere, così come il mal di schiena e i calci notturni dell'intruso. Dopo una serie di pellegrinaggi notturni su una brandina per cercare un po' di sonno prendo una decisione: compriamo la cameretta ed insegnamo a Lorenzo a dormire nel suo letto prima che arrivi il fratellino, in modo da non fargli pensare ad uno sfratto dal lettone da parte del nuovo nato. Ha 19 mesi: un successo! Gli piace il letto da grande e ci dorme volentieri, ma continua a svegliarsi le sue 4,5,6 volte a notte chiamando mamma o papà. Io e mio marito ci alterniamo nella corsa alla consolazione. Io provo molti metodi soft sul sonno, acquisto rimedi omeopatici e naturali, tutti con lo stesso risultato: nullo.
Luglio: arriva il fratellino e molto lavoro. Il papi si offre di badare ai risvegli notturni di Lorenzo che non accennano a diminuire, anzi. Ma crolla nel letto con lui e inizia una nuova era che dura tutt'ora dopo quasi un anno: tra l'una e le 3 di notte eccolo che chiama a gran voce, papi corre nel letto con lui e si dorme così fino al mattino. E guai a lasciarlo solo: dopo 5 minuti di orologio chiama a gran voce e pretende qualcuno vicino a lui. Infatti alle 5.45 la sveglia del papi suona e io prendo il suo posto nel letto di Lorenzo che è diventato a due piazze per dormire un po' più comodi. Gabriele rimane in camera di mamma e papà da solo e dorme quasi sempre fino alle 7.30, quando dà la sveglia a tutti quanti.
So che "tata Lucia & company" non sarebbero esattamente d'accordo con tutto questo, e confesso che nemmeno io sono felice di dormire solo qualche ora a notte con mio marito, ma purtroppo non riusciamo a fare di meglio. Questo equilibrio trovato con gran fatica è l'unico che ci permette di dormire tutti e 4 abbastanza serenamente e mamma e papà lavorano durante il giorno senza sembrare degli zombi. Spero che un giorno Lorenzo impari a dormire da solo e spero che accada presto. Fino a quel momento continueremo ad arrangiarci come possiamo.
venerdì 3 giugno 2011
A casa dall'asilo
E' da mercoledì pomeriggio che i bambini sono a casa dall'asilo e io mi sono assentata dal lavoro per fare la mamma. Come già dicevo qui fare la mamma a tempo pieno non è esattamente il mio forte, quando poi ci si mette una giornata più piovosa dell'altra per me è una dura prova. Che affronto ben volentieri, sia chiaro. Ma mi dispiaccio di non essere una mamma forte con la pasta di sale fatta in casa, il teatrino costriuto dalle scatole delle scarpe, i biscottini da fare con i bambini, insomma, quelle attività da mamma super.
Tenere Lorenzo chiuso in casa è come vedere una tigre chiusa in gabbia: salta da un lato all'altro delle stanze alla ricerca di marachelle da combinare, si intrattiene giusto qualche minuto con i suoi giochi preferiti e poi torna subito alle mie gambe per chiedermi "guardiamo un po' di tele?". Se lo piazzassi davanti a rai yoyo o a Cars tutto il giorno per lui non ci sarebbe cosa migliore. Ma non mi sembra esattamente corretto, quindi cerchiamo di inventarci qualcos'altro.
Anche Gabriele non è che si diverta così tanto: ora che gattona speditamente gli piace stare sul pavimento, relegato in un recinto improvvisato in cucina, ma il pavimento in questi giorni è freddo freddo e dopo un po' la pazienza scappa.
Il massimo di mamma intrattenitiva lo dò in cameretta: ci sdraiamo sul grande tappeto morbidoso e Lorenzo tira fuori tutte le sue macchine e i suoi camion, Gabriele paciocca un po' con la cucina giocattolo, finchè non si avvicina al fratello, prende qualche gioco che, guarda caso, serviva proprio all'altro, e scatta lo "strappo del gioco dalle mani", faccia offesissima del piccolo e pianti da commedia, faccia da schiaffi del grande, mamma che non sa cosa fare. Difendere il piccolino "Ma se non lo guardavi nemmeno quel giochino Lorenzo, lascialo un po' a Gabriele" facendo passare il grande per il cattivo, oppure distrarre il piccolo con qualcos'altro "Guarda Gabriele quest'altra cosa" sperando che pure quest'altra cosa combinazione non serva assolutamente al grande e che al piccolo gliene possa fregar qualcosa?
Santi subito l'asilo e le attività studiate per i bambini...
Tenere Lorenzo chiuso in casa è come vedere una tigre chiusa in gabbia: salta da un lato all'altro delle stanze alla ricerca di marachelle da combinare, si intrattiene giusto qualche minuto con i suoi giochi preferiti e poi torna subito alle mie gambe per chiedermi "guardiamo un po' di tele?". Se lo piazzassi davanti a rai yoyo o a Cars tutto il giorno per lui non ci sarebbe cosa migliore. Ma non mi sembra esattamente corretto, quindi cerchiamo di inventarci qualcos'altro.
Anche Gabriele non è che si diverta così tanto: ora che gattona speditamente gli piace stare sul pavimento, relegato in un recinto improvvisato in cucina, ma il pavimento in questi giorni è freddo freddo e dopo un po' la pazienza scappa.
Il massimo di mamma intrattenitiva lo dò in cameretta: ci sdraiamo sul grande tappeto morbidoso e Lorenzo tira fuori tutte le sue macchine e i suoi camion, Gabriele paciocca un po' con la cucina giocattolo, finchè non si avvicina al fratello, prende qualche gioco che, guarda caso, serviva proprio all'altro, e scatta lo "strappo del gioco dalle mani", faccia offesissima del piccolo e pianti da commedia, faccia da schiaffi del grande, mamma che non sa cosa fare. Difendere il piccolino "Ma se non lo guardavi nemmeno quel giochino Lorenzo, lascialo un po' a Gabriele" facendo passare il grande per il cattivo, oppure distrarre il piccolo con qualcos'altro "Guarda Gabriele quest'altra cosa" sperando che pure quest'altra cosa combinazione non serva assolutamente al grande e che al piccolo gliene possa fregar qualcosa?
Santi subito l'asilo e le attività studiate per i bambini...
mercoledì 1 giugno 2011
Il metodo flylady: così si salvò la mia casa
Circa sei mesi fa sono venuta a conoscenza del metodo flylady. In sostanza si tratta di suggerimenti quotidiani per mantenere la casa in ordine e pulita, con un'attenzione anche alla cura di se stessi e della famiglia.
Per conoscerlo mi sono iscritta al gruppo di yahoo dedicato all'argomento: dopo la registrazione ho ricevuto una serie di file, tra i quali una serie di step da seguire per 30 giorni, in modo da interiorizzare il metodo pian pianino. Naturalmente non ho avuto la pazienza di fare uno step per volta e li ho fatti tutti in un colpo!
Il metodo pone una perticolare attenzione sulla pulizia del lavello della cucina: farlo splendere ogni sera dovrebbe diventare un'abitudine simbolica e dovrebbe regalarti un sorriso al mattino quando lo si vede. Io a questo non ho mai dato molta attenzione, mi sembrava davvero una sciocchezza, oltre al fatto che io dopo cena non ho proprio voglia di fare nulla, figuriamoci mettermi lì a sfregare il lavello.
Ci sono altre cose però che mi hanno davvero "illuminata". Innanzitutto le ROUTINE. Viene suggerito di creare delle routine in tre momenti della giornata: mattina, pomeriggio al rientro dal lavoro e sera. E' così che dopo 27 anni ho iniziato a rifarmi il letto al mattino. E' una cosa che ho sempre odiato fare: ma che senso ha perdere tempo per questo quando poi alla sera si rimette tutto in disordine?! Eppuro ho voluto dar fiducia al gesto e, sorprendentemente, mi sono resa conto che un letto in ordine dà un aspetto decisamente diverso a tutta la stanza. Ora non sopporto più vedere il mio letto disfatto e nemmeno quello dei bambini.
Un'altro suggerimento che ho trovato illuminante è stata la pulizia quotidiana del bagno. Prima io pulivo il bagno ogni 10-15 giorni (vergogna...) e ci perdevo una mattina intera. Flylady mi ha insegnato a dargli una passatina veloce tutte le mattine, con un panno e un detergente. Ci metto 2 minuti (e devo ammettere che non lo faccio proprio tutti i giorni, ma non ne faccio passare più di 3) e il mio bagno ha un aspetto decisamente diverso.
Il metodo prevede un'ora alla settimana per pulizie particolari, come il pavimento, il cambio lenzuola, lo svuoto immondizia, la polvere, ecc. Devo ammettere che io continuo a farlo ogni 10-15 giorni (va beh, l'immondizia invece lo facccio quando serve), ma ora non esageriamo! Un'altra cosa sorprendente è l'attenzione ai così detti "hot spot": sono punti della stanza che hanno una perticolare propensione ad essere in disordine. Mi sono resa conto che ne esistono un sacco a casa mia: la sedia in camera, il mobile della tv in cucina, il fondo della vasca in bagno, la scrivania in cameretta. Flylady suggerisce di non perderli di vista e di perdere qualche minuto tutti i giorni a metterli in ordine.
Infine il metodo prevede il suggerimento quotidiano, tramite mail, di una "missione": si devono dedicare 10-15 minuti per pulire o mettere in ordine un particolare angolo della casa. Devo confessare che sulle missioni mi sono arenata. Il tempo dopotutto è quello che è e mi sono resa conto che non ce la facevo proprio.
Se si seguisse il metodo più o meno alla lettera la casa avrebbe davvero un aspetto spledido, a prova di visita a sorpresa della suocera, ma comunque ci vuole un sacco di tempo da dedicarci. Quello che mi ha illuminata è il metodo in generale: un pochino tutti i giorni. E vi assicuro che la mia casa ha cambiato aspetto. Prima era uno schifo unico, ora è presentabile, mi sembra già tantissimo!!
Per conoscerlo mi sono iscritta al gruppo di yahoo dedicato all'argomento: dopo la registrazione ho ricevuto una serie di file, tra i quali una serie di step da seguire per 30 giorni, in modo da interiorizzare il metodo pian pianino. Naturalmente non ho avuto la pazienza di fare uno step per volta e li ho fatti tutti in un colpo!
Il metodo pone una perticolare attenzione sulla pulizia del lavello della cucina: farlo splendere ogni sera dovrebbe diventare un'abitudine simbolica e dovrebbe regalarti un sorriso al mattino quando lo si vede. Io a questo non ho mai dato molta attenzione, mi sembrava davvero una sciocchezza, oltre al fatto che io dopo cena non ho proprio voglia di fare nulla, figuriamoci mettermi lì a sfregare il lavello.
Ci sono altre cose però che mi hanno davvero "illuminata". Innanzitutto le ROUTINE. Viene suggerito di creare delle routine in tre momenti della giornata: mattina, pomeriggio al rientro dal lavoro e sera. E' così che dopo 27 anni ho iniziato a rifarmi il letto al mattino. E' una cosa che ho sempre odiato fare: ma che senso ha perdere tempo per questo quando poi alla sera si rimette tutto in disordine?! Eppuro ho voluto dar fiducia al gesto e, sorprendentemente, mi sono resa conto che un letto in ordine dà un aspetto decisamente diverso a tutta la stanza. Ora non sopporto più vedere il mio letto disfatto e nemmeno quello dei bambini.
Un'altro suggerimento che ho trovato illuminante è stata la pulizia quotidiana del bagno. Prima io pulivo il bagno ogni 10-15 giorni (vergogna...) e ci perdevo una mattina intera. Flylady mi ha insegnato a dargli una passatina veloce tutte le mattine, con un panno e un detergente. Ci metto 2 minuti (e devo ammettere che non lo faccio proprio tutti i giorni, ma non ne faccio passare più di 3) e il mio bagno ha un aspetto decisamente diverso.
Il metodo prevede un'ora alla settimana per pulizie particolari, come il pavimento, il cambio lenzuola, lo svuoto immondizia, la polvere, ecc. Devo ammettere che io continuo a farlo ogni 10-15 giorni (va beh, l'immondizia invece lo facccio quando serve), ma ora non esageriamo! Un'altra cosa sorprendente è l'attenzione ai così detti "hot spot": sono punti della stanza che hanno una perticolare propensione ad essere in disordine. Mi sono resa conto che ne esistono un sacco a casa mia: la sedia in camera, il mobile della tv in cucina, il fondo della vasca in bagno, la scrivania in cameretta. Flylady suggerisce di non perderli di vista e di perdere qualche minuto tutti i giorni a metterli in ordine.
Infine il metodo prevede il suggerimento quotidiano, tramite mail, di una "missione": si devono dedicare 10-15 minuti per pulire o mettere in ordine un particolare angolo della casa. Devo confessare che sulle missioni mi sono arenata. Il tempo dopotutto è quello che è e mi sono resa conto che non ce la facevo proprio.
Se si seguisse il metodo più o meno alla lettera la casa avrebbe davvero un aspetto spledido, a prova di visita a sorpresa della suocera, ma comunque ci vuole un sacco di tempo da dedicarci. Quello che mi ha illuminata è il metodo in generale: un pochino tutti i giorni. E vi assicuro che la mia casa ha cambiato aspetto. Prima era uno schifo unico, ora è presentabile, mi sembra già tantissimo!!
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