giovedì 16 giugno 2011

Ciuccio o dito? L'eterno dilemma

Quando è nato Lorenzo ho letto un sacco di libri e, da mamma inesperta e ingenua, ho creduto a molte cose che c'erano scritte. Purtroppo per quanti libri si leggano, mai il tuo bambino corrisponderà a quello che ti puoi aspettare, anche se si ha studiato tanto la materia. Persino il secondo figlio mi sorprende continuamente pur pensando di essermi già meritata almeno un diploma in mammità con il primo.

Leggendo questi libri ho scoperto che il neonao ha un disperato bisogno di succhiare. La prima conclusione ingegneristica è stata: piange=vuole ciucciare. NO. Presto scopro che non è così. Lorenzo piange, ciuccia e ripiange. Sfoglio il libro e non trovo lumi in proposito. Anzi, un suggerimento c'è: proviamo col ciuccio, ma dopo 6 settimane, per non interferire con l'allattamento. Ciuccio comprato e sterilizzato: mai bambino ebbe più schifo di un corpo estraneo in bocca. Dopo 20 giorni di tentativi e un quasi soffocamento da rigurgito pur di espellere il succhiotto, archivio definitivamente l'oggetto in questione. Lorenzo non aveva ancora 2 mesi che già aveva il dito pollice in bocca. Era l'unica cosa che lo consolava e non sono riuscita ad impedirgli di succhiarselo. Ora ha quasi 3 anni e quel dito è ancora il suo migliore amico consolatore. Non so come e quando riusciremo a togliergli il vizio (anzi, sono ben graditi suggerimenti).

Quando nasce Gabriele sfoggio il mio diploma in mammità e tiro fuori il ciuccio dopo un mesetto dalla nascita: non è che ne vada pazzo ma lo prende. Evviva! Io il dito in bocca non lo voglio più vedere. Però, aiuto, non lo calma per nulla: se deve piangere piange e il ciuccio lo sputa a due metri da sè. Mi faccio mille paranoie: andrà al nido a 3 mesi, come faranno a consolarlo senza il seno? Come faranno ad addormentarlo? Insisto. Nulla. Questo ciuccio è un bel passatempo perfettamente inutile. Ma su una cosa sono irremovibile: niente dito in bocca, come ci prova (e ci ha provato pochissimo) glielo allontano delicatamente. Per 6-7 mesi il ciuccio mi è servito come inganno: alla sera, addormentato al seno, se lo staccavo e si lamentava, gli infilavo il ciuccio e, pur sputandolo dopo poco, riuscivo a metterlo nel lettino senza lacrime. Poi nemmeno più quello. Niente ciuccio e niente dito. Ho una collezione di ciucci di tutte le marche, forme e materiali da far invidia ad una nursery. Gabriele non è un bambino lamentoso e sinceramente non sento la mancanza di un oggetto consolatore, quindi posso ritenermi soddisfatta, anche se l'arma segreta, nei casi disperati, c'è ancora: la puppa di mamma! Quando non la gradirà più vedremo.

Conclusione: meglio il ciuccio o il dito? Non lo so. A me il dito in bocca di Lorenzo non piace e non vedo la luce in fondo al tunnel della dipendenza. Ho optato per il ciuccio con Gabriele perchè ho come l'impressione che sia più facile da togliere: quello sparisce e basta, ma non avendo esperienza diretta non posso sbilanciarmi troppo.

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