Quando è nato Lorenzo, da buona mamma inesperta, non sapevo da che parte cominciare. Piange? Lo prendo in braccio. Ovvia conclusione appresa dai molteplici libri "studiati" prima del parto sull'educazione dei figli. Ho abbracciato in pieno la filosofia dell'allattamento al seno a richiesta, della risposta ad ogni mugugno, giorno o notte che fosse, del contatto fisico ad oltranza. Ricordo bene il primo Natale passato con lui: aveva tre mesi esatti e avevo i polsi fasciati per il dolore ai tendini, dovuto al bambino sempre in braccio. Lorenzo ha sempre dormito abbastanza durante il giorno, ma quando era sveglio l'imperativo era uno solo: IN BRACCIO. Navigando su internet ho scoperto l'esistenza della fascia porta bebè. Come molte cose, soprattutto riguardanti la cura del bebè, mi ha fatto scoprire un mondo intero. Fascie lunghe, corte, elastiche, ad anelli, mei tai, marsupi. Essendo totalmente ignorante in materia ho adottato una delle mie vie preferite: provo quella che costa meno. E così la scelta è caduta su una fascia lunga elastica. E' stato amore a prima vista: Lorenzo ha passato ore e ore dei suoi primi 10 mesi di vita lì dentro, con un sollievo non indifferente per i miei polsi doloranti. Con l'arrivo dell'estate e l'inaugurazione del ristorante la fascia fu archiviata gelosamente, pronta per essere sfoderata col secondogenito.
Gabriele è nato a luglio, nella settimana più calda dell'estate del 2010. Si è subito rivelato completamente diverso dal fratello. Lui nel passeggino e nell'ovetto ci stava volentieri: e io che pensavo che fossero strumenti di tortura per neonati! Le temperature estive freschine non mi hanno impedito di sfoderare comunque la mia meravigliosa fascia... salvo scoprire presto che lì dentro Gabriele non ci voleva stare! Ma come è possibile?! Il contatto, il calore di mamma, il seno a portata di mano (anzi, di bocca), la sensazione di sicurezza dai pericoli dei predatori (così lessi su qualche libro)... dove erano finiti? Fronte mamma, fronte mondo, di fianco, sulla schiena: tutti tentativi miseramente falliti per ripegare su un classico passeggino. Lì dentro il pupo ci sta volentieri, si guarda intorno, ci fa lunghe passeggiate, si addormenta. E così che ho archiviato la mia adorata fascia, che mi faceva sentire un'orgogliosa mamma africana legata alle origini della specie umana, in attesa, chissà, di riutilizzarla più avanti...
venerdì 29 luglio 2011
mercoledì 27 luglio 2011
Le 100 cose che amo - parte seconda
Dopo la lista delle prime 5 cose che amo, ecco le altre 5:
n.6 - amo la solitudine, nonostante mi piaccia stare in mezzo alla gente per lavoro, nonostante abbia due bambini che riempiono le giornate, mi piace ritagliarmi qualche minuto solo per me, a far niente, a pensare un po'. Mal che vada questi minuti riesco a ritagliarmeli poco prima di addormentarmi, quando gli uomini di casa ronfano tranquilli. Unico effetto collaterale è che a volte i pensieri escono a fiumi e facccio fatica ad addormentarmi, nonostanza una stanchezza ormai cronica.
n.7 - amo nuotare. Sono ormai più di tre anni che non lo faccio, ovvero da quando la pancia contenente Lorenzo diventò ingombrante. Con due bambini, con il mio tipo di lavoro e con la prima piscina ad almeno mezz'ora da casa purtroppo non sono più riuscita ad andare a nuotare. Ma è una di quelle cose che mi tengo lì da fare, appena avrò più tempo. La sensazione del mio corpo che galleggia, che fatica, che coordina respiro e movimenti, i muscoli stanchi ma rilassati quando esco dall'acqua... sì sono cose che amo.
n.8 - amo passeggiare. Che sia in montagna, per le vie del mio paesello, lungo i corridoi di un centro commerciale, a piedi nudi sul bagnasciuga, spingendo un passeggino o portando in braccio un bambino, senza nulla o con uno zaino in spalle, mi piace mettere un piede davanti all'altro e guardarmi intorno.
n.9 - amo uscire fuori a cena. Tanto come mi piace cucinare per gli altri come odio cucinare per me stessa, e quindi adoro sedermi ad un tavolo di un ristorante altrui e farmi servire, pensado solamente a passare qualche ora di spensiarate chiacchiere con chi è seduto al tavolo con me. Che bei tempi quelli in cui io e il marito passavamo le ore a sorseggiare buon vino e a gustare ottimi piatti in ristorantini poco affollati, parlando di noi, del futuro, del più e del meno. Ora coi bambini le uscite a cena sono decisamente diverse, ma mi piacciono lo stesso.
n.10 - amo passare un po' di tempo al computer, su internet. Amo questo blog che è diventato un diario, un punto di sfogo, un blocco note per ricette, per fermare nero su bianco pensieri, attimi di vita, emozioni che i miei bambini mi regalano quotidianamente. Amo cercare in rete consigli, leggere le storie di mamme disorientate come me e cuoche più o meno improvvisate come me.
Dieci punti sono davvero pochi, ma anche oggi il tempo è finito. Non vedo l'ora di continuare questa lista!
n.6 - amo la solitudine, nonostante mi piaccia stare in mezzo alla gente per lavoro, nonostante abbia due bambini che riempiono le giornate, mi piace ritagliarmi qualche minuto solo per me, a far niente, a pensare un po'. Mal che vada questi minuti riesco a ritagliarmeli poco prima di addormentarmi, quando gli uomini di casa ronfano tranquilli. Unico effetto collaterale è che a volte i pensieri escono a fiumi e facccio fatica ad addormentarmi, nonostanza una stanchezza ormai cronica.
n.7 - amo nuotare. Sono ormai più di tre anni che non lo faccio, ovvero da quando la pancia contenente Lorenzo diventò ingombrante. Con due bambini, con il mio tipo di lavoro e con la prima piscina ad almeno mezz'ora da casa purtroppo non sono più riuscita ad andare a nuotare. Ma è una di quelle cose che mi tengo lì da fare, appena avrò più tempo. La sensazione del mio corpo che galleggia, che fatica, che coordina respiro e movimenti, i muscoli stanchi ma rilassati quando esco dall'acqua... sì sono cose che amo.
n.8 - amo passeggiare. Che sia in montagna, per le vie del mio paesello, lungo i corridoi di un centro commerciale, a piedi nudi sul bagnasciuga, spingendo un passeggino o portando in braccio un bambino, senza nulla o con uno zaino in spalle, mi piace mettere un piede davanti all'altro e guardarmi intorno.
n.9 - amo uscire fuori a cena. Tanto come mi piace cucinare per gli altri come odio cucinare per me stessa, e quindi adoro sedermi ad un tavolo di un ristorante altrui e farmi servire, pensado solamente a passare qualche ora di spensiarate chiacchiere con chi è seduto al tavolo con me. Che bei tempi quelli in cui io e il marito passavamo le ore a sorseggiare buon vino e a gustare ottimi piatti in ristorantini poco affollati, parlando di noi, del futuro, del più e del meno. Ora coi bambini le uscite a cena sono decisamente diverse, ma mi piacciono lo stesso.
n.10 - amo passare un po' di tempo al computer, su internet. Amo questo blog che è diventato un diario, un punto di sfogo, un blocco note per ricette, per fermare nero su bianco pensieri, attimi di vita, emozioni che i miei bambini mi regalano quotidianamente. Amo cercare in rete consigli, leggere le storie di mamme disorientate come me e cuoche più o meno improvvisate come me.
Dieci punti sono davvero pochi, ma anche oggi il tempo è finito. Non vedo l'ora di continuare questa lista!
martedì 26 luglio 2011
Vocabolario di un quasi tre-enne
Lorenzo parla parecchio bene per l'età che ha. Formula frasi corrette con tempi verbali che spiazzerebbero la maggior parte dei nostri politici. Fa i soliti errori da bambino, il più frequente forse è "vieno" invece di "vengo". Ma c'è una cosa che proprio non riesco a far capire a Lorenzo, una cosa non di vitale importanza, ma che non riesce a comprendere. La SCRIVANIA non è la SCRIVA-MIA, quindi non può dirmi "guarda mamma, l'ho appoggiato sulla SCRIVA-TUA". E sto a spiegargli mille volte che non è la scrivaMIA, bensì la scrivaNIA, ed è pure la scrivania di Lorenzo e Gabriele, è in camera loro, servirà per loro quando andranno a scuola "Ok mamma, la TUA SCRIVA serve per me e Gabriele!". Amore bello di mamma...
lunedì 25 luglio 2011
Le 100 cose che amo - parte prima
Oggi MammaFelice, nella sua CaT, ci propone di iniziare a stilare una lista delle 100 cose che amiamo. Ovviamente non è una lista che si può fare in pochi minuti, ci si deve pensare abbastanza, ma direi che per le prime 10 non dovrei trovare grosse difficoltà.
n.1 - Amo i miei figli e la mia famiglia, ovvero quella che ho creato con mio marito, ma anche quella che mi ha cresciuta con vero affetto e amore, a partire dai miei genitori, i miei nonni, i miei zii e i miei cugini. Avere una famiglia così unita è una cosa più unica che rara, anzi, unica no perchè anche quella di mio marito è molto simile. Penso che sia una fortuna di una grandezza inestimabile.
n.2 - Amo mio marito, che è davvero la mia metà della mela.
n.3 - Amo il mio lavoro, con gli alti e i bassi di un vero amore. Amo (e odio) il contatto con la gente che mi dà, amo il tempo che mi lascia per la mia famiglia, amo la soddisfazione che leggo negli occhi della gente quando si alza dal tavolo, amo sentirmi fare i complimenti per la mia cucina, per il servizio e per le piccole attenzioni che ci impegniamo a dare ai clienti (anche se non tutti le colgono).
n.4 - Amo la mia casa, che ho disegnato secondo i miei desideri, pur facendo i conti con il portafoglio (fermo restando che molti mobili dell'ikea sono adorabili). Purtroppo l'inizio improvviso dell'attività ha sacrificato parte dell'alloggio e molte cose che, col senno di poi, dovevano essere fatte in modo diverso, ma pazienza.
n.5 - Amo il paese in cui vivo, se paese si può chiamare una borgata di 30 abitanti a 1000 metri di altezza dal centro abitato, deserto d'inverno, sovraffollato nelle belle domenice d'estate, deturpato da un'ediliza orribile degli anni '70, ma pur sempre in una posizione geografica unica. Amo il silenzio delle giornate invernali, con metri di neve fuori e la stufa accesa dentro. Amo il sole estivo, mai troppo caldo e forse più splendente di quello della pianura. Amo anche le giornate di nebbia, quando sembra di essere da soli in mezzo al nulla.
Purtroppo il tempo per ora è terminato, ma mi riprometto di continuare questa bellissima lista al più presto.
n.1 - Amo i miei figli e la mia famiglia, ovvero quella che ho creato con mio marito, ma anche quella che mi ha cresciuta con vero affetto e amore, a partire dai miei genitori, i miei nonni, i miei zii e i miei cugini. Avere una famiglia così unita è una cosa più unica che rara, anzi, unica no perchè anche quella di mio marito è molto simile. Penso che sia una fortuna di una grandezza inestimabile.
n.2 - Amo mio marito, che è davvero la mia metà della mela.
n.3 - Amo il mio lavoro, con gli alti e i bassi di un vero amore. Amo (e odio) il contatto con la gente che mi dà, amo il tempo che mi lascia per la mia famiglia, amo la soddisfazione che leggo negli occhi della gente quando si alza dal tavolo, amo sentirmi fare i complimenti per la mia cucina, per il servizio e per le piccole attenzioni che ci impegniamo a dare ai clienti (anche se non tutti le colgono).
n.4 - Amo la mia casa, che ho disegnato secondo i miei desideri, pur facendo i conti con il portafoglio (fermo restando che molti mobili dell'ikea sono adorabili). Purtroppo l'inizio improvviso dell'attività ha sacrificato parte dell'alloggio e molte cose che, col senno di poi, dovevano essere fatte in modo diverso, ma pazienza.
n.5 - Amo il paese in cui vivo, se paese si può chiamare una borgata di 30 abitanti a 1000 metri di altezza dal centro abitato, deserto d'inverno, sovraffollato nelle belle domenice d'estate, deturpato da un'ediliza orribile degli anni '70, ma pur sempre in una posizione geografica unica. Amo il silenzio delle giornate invernali, con metri di neve fuori e la stufa accesa dentro. Amo il sole estivo, mai troppo caldo e forse più splendente di quello della pianura. Amo anche le giornate di nebbia, quando sembra di essere da soli in mezzo al nulla.
Purtroppo il tempo per ora è terminato, ma mi riprometto di continuare questa bellissima lista al più presto.
giovedì 21 luglio 2011
Semifreddo alle fragole: ma che bontà
E' scoppiata l'estate (ma quando mai che qui l'altro giorno sembrava il primo di novembre?!) e con essa la voglia di dolci freschi. Premessa: poco distante da me c'è un produttore di fragole che sono una meraviglia, soprattutto quelle che sanno di fragoline di bosco, peccato che tengano un paio di giorni e diventano marmellata. Al terzo giorno di frigo urgeva ricetta "ricicla fragole spappolate". E ricetta fu.
Ho lavato e tagliato a pezzetti circa 500g di fragoline, le ho messe in un pentolino con 100g di zucchero, una bustina di vanillina e mezzo bicchiere di vino bianco secco, ho fatto cuocere qualche minuto, ho frullato il tutto e ho fatto raffreddare. Ho montato a neve due albumi e quando sono diventati bianchi ci ho aggiunto 100g di zucchero. Ho montato 500ml di panna, quindi ho unito i tre composti mescolando delicatamente in modo da non farli smontare troppo. Ho foderato uno stampo da plume cake con la carta velina, ho versato il composto e ho lasciato in freezer per un giorno intero. Per guarnire ci vorrebbero un po' di fragoline fresche, della glassa al cioccolato o della granella di pistacchio, ma vi assicuro che il gusto è già pienamente appagato così!
Ho lavato e tagliato a pezzetti circa 500g di fragoline, le ho messe in un pentolino con 100g di zucchero, una bustina di vanillina e mezzo bicchiere di vino bianco secco, ho fatto cuocere qualche minuto, ho frullato il tutto e ho fatto raffreddare. Ho montato a neve due albumi e quando sono diventati bianchi ci ho aggiunto 100g di zucchero. Ho montato 500ml di panna, quindi ho unito i tre composti mescolando delicatamente in modo da non farli smontare troppo. Ho foderato uno stampo da plume cake con la carta velina, ho versato il composto e ho lasciato in freezer per un giorno intero. Per guarnire ci vorrebbero un po' di fragoline fresche, della glassa al cioccolato o della granella di pistacchio, ma vi assicuro che il gusto è già pienamente appagato così!
mercoledì 20 luglio 2011
Alla ricerca del passeggino perfetto
A quesi tre anni dalla nascita del primogenito ancora sono qui a cercare un passeggino perfetto, pur possedendone già quattro.
Per fortuna quando annunciai l'arrivo di Lorenzo sia mia zia che mia cognata si offrirono di passarmi tutti gli accessori che hanno utilizzato per i loro figli e ho dovuto comprare davvero poco. Ho ricevuto due ovetti, due carrozzine, un passeggino, fasciatoio, vaschetta, lettino, asciugamani e quant'altro, per un risparmio totale non indifferente. Consiglio numero uno per una futura mamma che pensa di non poter far a meno della carrozzina: se riuscite a farvela imprestare da qualcuno, o se la trovate a buon prezzo di seconda mano, approfittatene e prendetela, acquistando poi un "duo": ovvero passeggino (il più leggero possibile e completamente reclinabile) e ovetto per l'auto. La carrozzina è una delle cose più inutili che possono vendere per i neonati. Io l'ho usata per Lorenzo perchè purtroppo gli ovetti ereditati non si inclinavano per nulla e a spasso ci stava proprio scomodo: quelli moderni sono molto più comodi. Lorenzo è nato che non pesava nemmeno 2 chili e mezzo, era uno scricciolino piccolo piccolo e l'ho fatto dormire nella carrozzina accanto al lettone per quasi 6 mesi, quando ha raggiunto il peso di un bimbo normale di 4 mesi, e l'ho messo nel lettino. Con Gabriele, che era un pochino più grande, ho usato la carrozzina in camera un paio di mesi, e poi lettino che usa tutt'ora. Quindi sostanzialmente della carrozzina non te ne fai nulla.
Di fondamentale importanza invece è il passeggino. Anche se Lorenzo non ne ha voluto sapere di utilizzarlo fino all'anno di età (quindi evviva evviva la fascia), poi, complice l'asilo nido, ci si è abituato e l'abbiamo sfruttato abbastanza. Il primo passeggino comprato (quello ereditato lo utilizzo in casa) è stato studiato ma non abbastanza: al momento dell'acquisto Lorenzo aveva un mese e io zero esperienza. Ho controllato che non fosse troppo pesante e che si reclinasse completamente, peccato che la scelta della chiusura a portafoglio e il maniglione unico siano scomodissimi e inoltre non è dotato di poggiapiedi regolabile, che lo rende ben poco confortevole per il passeggero, che spesso si addormenta con i piedi a ciondoloni. Bocciato!
Dato lo scarzo utilizzo ce lo siamo fatti andar bene fino all'estate scorsa, quando i nonni hanno reclamato, giustamente, un passeggino più confortevole per andare al mare. Ho trovato in super offerta in un negozio un passeggino leggero, completo di paragambe e parapioggia (mai utilizzato), anche se non totalmente reclinabile, ma già abbastanza per un bambino grandicello, per una spesa di circa 70 euro. Il passeggino quasi perfetto! Se proprio vogliamo trovargli un difetto, ha la sbarra frontale da togliere per chiuderlo, quindi è stata archiviata anche se, soprattutto Gabriele, la apprezzerebbe molto.
Quando è nato Gabriele è sorto il problema di portarli a passeggio insieme e così ho comprato un passeggino doppio, di quelli "a treno" (una bambino dietro all'altro), pagato 120 euro al supermercato. Sta facendo il suo sporco servizio, anche se è pieno di difetti anche lui: è molto pesante e le due sedute sono difficilmente reclinabili, soprattutto per il passeggero davanti che si ritrova sulle ginocchia di quello dietro. Tornassi indietro forse valuterei un gemellare affiancato leggero, che sicuremente costa un po' di più, ma secondo me è più comodo (se non per la largezza: mi chiedo se ci passerebbe attraverso le porte di casa mia...).
Sono alla ricerca di un secondo passeggino leggero, possibilmente più reclinabile del primo, possibilmente con il sistema di reclinaggio con la cordicella (ammesso che si possa reclinare con una mano sola), sicuramente adatto ad un bambino abbastanza alto, possibilmente con la sbarra frontale da non togliere durante la chiusura, sicuramente con l'appoggia piedi e possibilmente sotto i 100 euro. Per ora non l'ho ancora trovato, ma mi manca la visita al negozio dell'offerta del primo e ad un supermercato: non ho ancora perso tutte le speranze!
AGGIORNAMENTO
E passeggino fu! Ho comprato questo approfittando dell'offerta del "negozio delle offerte" (che sto seriamente rivalutando: è un ottimo posto per gli acquisti). Ha tutte le caratteristiche che cercavo, tranne il frontalino da togliere per la chiusura (mannaggia!). Lo sperimenterò e presto avrete news a proposito!
Per fortuna quando annunciai l'arrivo di Lorenzo sia mia zia che mia cognata si offrirono di passarmi tutti gli accessori che hanno utilizzato per i loro figli e ho dovuto comprare davvero poco. Ho ricevuto due ovetti, due carrozzine, un passeggino, fasciatoio, vaschetta, lettino, asciugamani e quant'altro, per un risparmio totale non indifferente. Consiglio numero uno per una futura mamma che pensa di non poter far a meno della carrozzina: se riuscite a farvela imprestare da qualcuno, o se la trovate a buon prezzo di seconda mano, approfittatene e prendetela, acquistando poi un "duo": ovvero passeggino (il più leggero possibile e completamente reclinabile) e ovetto per l'auto. La carrozzina è una delle cose più inutili che possono vendere per i neonati. Io l'ho usata per Lorenzo perchè purtroppo gli ovetti ereditati non si inclinavano per nulla e a spasso ci stava proprio scomodo: quelli moderni sono molto più comodi. Lorenzo è nato che non pesava nemmeno 2 chili e mezzo, era uno scricciolino piccolo piccolo e l'ho fatto dormire nella carrozzina accanto al lettone per quasi 6 mesi, quando ha raggiunto il peso di un bimbo normale di 4 mesi, e l'ho messo nel lettino. Con Gabriele, che era un pochino più grande, ho usato la carrozzina in camera un paio di mesi, e poi lettino che usa tutt'ora. Quindi sostanzialmente della carrozzina non te ne fai nulla.
Di fondamentale importanza invece è il passeggino. Anche se Lorenzo non ne ha voluto sapere di utilizzarlo fino all'anno di età (quindi evviva evviva la fascia), poi, complice l'asilo nido, ci si è abituato e l'abbiamo sfruttato abbastanza. Il primo passeggino comprato (quello ereditato lo utilizzo in casa) è stato studiato ma non abbastanza: al momento dell'acquisto Lorenzo aveva un mese e io zero esperienza. Ho controllato che non fosse troppo pesante e che si reclinasse completamente, peccato che la scelta della chiusura a portafoglio e il maniglione unico siano scomodissimi e inoltre non è dotato di poggiapiedi regolabile, che lo rende ben poco confortevole per il passeggero, che spesso si addormenta con i piedi a ciondoloni. Bocciato!
Dato lo scarzo utilizzo ce lo siamo fatti andar bene fino all'estate scorsa, quando i nonni hanno reclamato, giustamente, un passeggino più confortevole per andare al mare. Ho trovato in super offerta in un negozio un passeggino leggero, completo di paragambe e parapioggia (mai utilizzato), anche se non totalmente reclinabile, ma già abbastanza per un bambino grandicello, per una spesa di circa 70 euro. Il passeggino quasi perfetto! Se proprio vogliamo trovargli un difetto, ha la sbarra frontale da togliere per chiuderlo, quindi è stata archiviata anche se, soprattutto Gabriele, la apprezzerebbe molto.
Quando è nato Gabriele è sorto il problema di portarli a passeggio insieme e così ho comprato un passeggino doppio, di quelli "a treno" (una bambino dietro all'altro), pagato 120 euro al supermercato. Sta facendo il suo sporco servizio, anche se è pieno di difetti anche lui: è molto pesante e le due sedute sono difficilmente reclinabili, soprattutto per il passeggero davanti che si ritrova sulle ginocchia di quello dietro. Tornassi indietro forse valuterei un gemellare affiancato leggero, che sicuremente costa un po' di più, ma secondo me è più comodo (se non per la largezza: mi chiedo se ci passerebbe attraverso le porte di casa mia...).
Sono alla ricerca di un secondo passeggino leggero, possibilmente più reclinabile del primo, possibilmente con il sistema di reclinaggio con la cordicella (ammesso che si possa reclinare con una mano sola), sicuramente adatto ad un bambino abbastanza alto, possibilmente con la sbarra frontale da non togliere durante la chiusura, sicuramente con l'appoggia piedi e possibilmente sotto i 100 euro. Per ora non l'ho ancora trovato, ma mi manca la visita al negozio dell'offerta del primo e ad un supermercato: non ho ancora perso tutte le speranze!
AGGIORNAMENTO
E passeggino fu! Ho comprato questo approfittando dell'offerta del "negozio delle offerte" (che sto seriamente rivalutando: è un ottimo posto per gli acquisti). Ha tutte le caratteristiche che cercavo, tranne il frontalino da togliere per la chiusura (mannaggia!). Lo sperimenterò e presto avrete news a proposito!
lunedì 18 luglio 2011
Come affrontare i litigi tra fratelli
Stamattina mi sono imbattuta in un simpatico articolo che parla di come affrontare i litigi tra fratelli. In sintesi il dottor Conte suggerisce di dividere i due fratelli e poi lasciarli litigare animatamente "a comando" 30 minuti al giorno. Cosa che loro non faranno o faranno ridendo. Così dovrebbero diminuire le occasioni di scontro... bello. Insomma. Dubito fortemente che ci sia un'efficacia fenomenale, anche perchè già la partenza, dividere due belve accanite, me la vedo dura. Lasciarli 30 minuti costretti in una stanza ancora di più. Comunque mi tengo il consiglio lì nel cassetto, pronta a tirarlo fuori appena ce ne sarà occasione.
Gabriele è ancora piccolino e Lorenzo è un bambino forte. Non mancano le occasioni di conflitto tra fratelli e mi viene quasi sempre spontaneo prendere le parti del piccolo per toglierlo dalle grinfie del fratellone, ma sinceramente non vedo l'ora che si possano affrontare ad armi pari. Comunque il piccoletto mica è così innocuo: quando vede avvicinarsi la minaccia inizia ad urlare in modo preventivo, un gridolino che già riconosco (e sinceramente mi diverte un sacco). Ieri si è impossessato di un pezzo di costruzione, l'ha messo vicino al petto e si è girato un po' guardando Lorenzo con una faccina che avrei voluto immortalare: voleva chiaramente dire "questo è mio e guai se me lo prendi (ma se vuoi provaci così io urlo e chiamo mamma che ti sgrida...)". Stamattina Gabriele era in braccio a me, Lorenzo si è avvicinato e mi ha chiesto di prendere in braccio anche lui. Mi sono seduta e li ho appoggiati uno per gamba. Gabriele ha iniziato ad emettere gridolini di disappunto e ha cercato di togliere Lorenzo dal suo territorio con spintoni e calci. Io facevo fatica a tenerli entrambi ma, dentro, mi sono fatta un sacco di risate: mi fanno tanta tenerezza questi "battibecchi". Lorenzo da parte sua, anche se manifesta una sana gelosia cercando di attirare l'attenzione quando questa è particolarmente concentrata sul piccolo, è un buon fratello maggiore: è responsabile ("Mamma, lo guardo io Gabriele" - see, siamo in una botte di ferro) e paziente con lui ("Gabrielino, fai attenzione con i cassetti, guarda che ti pizzichi le dita!"). Per ora mi piace molto il loro rapporto e mi auguro che col tempo possa crescere sano e affettuoso come ora. E scrivo questo post per andarmelo a leggere nei momenti di maggiore sconforto dopo qualche sfuriata per dividerli dopo un mega-litigio... tanto penso che nel giro di un annetto sarà la quotidianità!
Gabriele è ancora piccolino e Lorenzo è un bambino forte. Non mancano le occasioni di conflitto tra fratelli e mi viene quasi sempre spontaneo prendere le parti del piccolo per toglierlo dalle grinfie del fratellone, ma sinceramente non vedo l'ora che si possano affrontare ad armi pari. Comunque il piccoletto mica è così innocuo: quando vede avvicinarsi la minaccia inizia ad urlare in modo preventivo, un gridolino che già riconosco (e sinceramente mi diverte un sacco). Ieri si è impossessato di un pezzo di costruzione, l'ha messo vicino al petto e si è girato un po' guardando Lorenzo con una faccina che avrei voluto immortalare: voleva chiaramente dire "questo è mio e guai se me lo prendi (ma se vuoi provaci così io urlo e chiamo mamma che ti sgrida...)". Stamattina Gabriele era in braccio a me, Lorenzo si è avvicinato e mi ha chiesto di prendere in braccio anche lui. Mi sono seduta e li ho appoggiati uno per gamba. Gabriele ha iniziato ad emettere gridolini di disappunto e ha cercato di togliere Lorenzo dal suo territorio con spintoni e calci. Io facevo fatica a tenerli entrambi ma, dentro, mi sono fatta un sacco di risate: mi fanno tanta tenerezza questi "battibecchi". Lorenzo da parte sua, anche se manifesta una sana gelosia cercando di attirare l'attenzione quando questa è particolarmente concentrata sul piccolo, è un buon fratello maggiore: è responsabile ("Mamma, lo guardo io Gabriele" - see, siamo in una botte di ferro) e paziente con lui ("Gabrielino, fai attenzione con i cassetti, guarda che ti pizzichi le dita!"). Per ora mi piace molto il loro rapporto e mi auguro che col tempo possa crescere sano e affettuoso come ora. E scrivo questo post per andarmelo a leggere nei momenti di maggiore sconforto dopo qualche sfuriata per dividerli dopo un mega-litigio... tanto penso che nel giro di un annetto sarà la quotidianità!
venerdì 15 luglio 2011
Viennetta fatta in casa
Mi sono imbattuta nella ricetta della viennetta fatta in casa cercando in rete qualche idea per smaltire gli albumi che spesso avanzo nella realizzazione di qualche dolce che richiede solo il tuorlo. La viennetta mi è sempre piaciuta molto e mi ricorda la mia infanzia, forse perché era una di quelle cose speciali che si mangiava nelle occasioni speciali. Questa magia oramai è passata, ma la golosità no.
Innanzitutto ho fatto sciogliere nel microonde a potenza non troppo alta circa 100g di cioccolato fondente. Quindi l’ho spennellato su un foglio di carta forno appoggiato su un vassoio in modo da averne uno strato sottile. Ho poi messo il vassoio in freezer per far raffreddare il cioccolato e renderlo nuovamente duro.
Ho montato a neve 3 albumi e, quando sono diventati bianchi, ci ho aggiunto 130g di zucchero e una bustina di vanillina. Ho montato 500ml di panna e poi ci ho aggiunto gli albumi montati mescolando delicatamente. Ho foderato uno stampo da plume-cake con carta velina, ho messo uno strato di cioccolato al fondo, uno strato di un paio di centimetri di composto di panna e albumi, di nuovo il cioccolato e così via fino ad esaurimento degli ingredienti. Ho lasciato in freezer una notte, l’ho scodellata e… ecco la viannetta fatta in casa, più buona dell’originale! Per migliorare la presentazione ci starebbe bene qualche ciuffetto di panna montata, una colata di cioccolato fondente e della granella di nocciole, via alla fantasia!
Innanzitutto ho fatto sciogliere nel microonde a potenza non troppo alta circa 100g di cioccolato fondente. Quindi l’ho spennellato su un foglio di carta forno appoggiato su un vassoio in modo da averne uno strato sottile. Ho poi messo il vassoio in freezer per far raffreddare il cioccolato e renderlo nuovamente duro.
Ho montato a neve 3 albumi e, quando sono diventati bianchi, ci ho aggiunto 130g di zucchero e una bustina di vanillina. Ho montato 500ml di panna e poi ci ho aggiunto gli albumi montati mescolando delicatamente. Ho foderato uno stampo da plume-cake con carta velina, ho messo uno strato di cioccolato al fondo, uno strato di un paio di centimetri di composto di panna e albumi, di nuovo il cioccolato e così via fino ad esaurimento degli ingredienti. Ho lasciato in freezer una notte, l’ho scodellata e… ecco la viannetta fatta in casa, più buona dell’originale! Per migliorare la presentazione ci starebbe bene qualche ciuffetto di panna montata, una colata di cioccolato fondente e della granella di nocciole, via alla fantasia!
martedì 12 luglio 2011
La genuinità dei bambini
Ieri ho indossato una gonna rossa. E' un evento abbastanza raro vedermi con la gonna, da maschiaccio quale sono sempre stata mi trovo più comoda con i pantaloni. Ma il caldo di questi giorni mi costringe a vestirmi un po' meno e preferisco una gonna che copra i punti strategici piuttosto che un paio di pantaloncini che risaltano i miei polpacci da lottatore di sumo.
Lorenzo è un grande osservatore, guarda spesso come mi vesto e quando ho un paio di scarpe nuove (come i sandali estivi che proprio nuovi non sono ma che non ha visto per diversi mesi) non manca di farmi un complimento per quanto sono belle. Osserva tutto: poco fa ho cambiato marca di bagnoschiuma e lui me l'ha subito fatto notare. Ieri avevo la gonna rossa ed è la prima volta che la indosso di quest'estate, quindi per lui è nuova. "Mamma, che bella gonna rossa che hai!" "Grazie tesoro, sei gentile!" "Quando divento grande mi compri una gonna bella così anche a me?" Amore mio, hai il cuore grande grande e sei una gioia infinita. "No Lorenzo, i maschi non portano le gonne" (ho omesso il discorso del kilt inglese... sarebbe stato troppo complicato) "Allora, mamma, mi compri una cintura come quella di papà? I maschi mettono le cinture vero?" "Certo, ti comprerò una cintura come quella di papà!" "Grazie mamma, sei proprio gentile".
I bambini sono così: senza malizia, senza cattiveria, senza pregudizi. Lo vorrei per sempre così.
Lorenzo è un grande osservatore, guarda spesso come mi vesto e quando ho un paio di scarpe nuove (come i sandali estivi che proprio nuovi non sono ma che non ha visto per diversi mesi) non manca di farmi un complimento per quanto sono belle. Osserva tutto: poco fa ho cambiato marca di bagnoschiuma e lui me l'ha subito fatto notare. Ieri avevo la gonna rossa ed è la prima volta che la indosso di quest'estate, quindi per lui è nuova. "Mamma, che bella gonna rossa che hai!" "Grazie tesoro, sei gentile!" "Quando divento grande mi compri una gonna bella così anche a me?" Amore mio, hai il cuore grande grande e sei una gioia infinita. "No Lorenzo, i maschi non portano le gonne" (ho omesso il discorso del kilt inglese... sarebbe stato troppo complicato) "Allora, mamma, mi compri una cintura come quella di papà? I maschi mettono le cinture vero?" "Certo, ti comprerò una cintura come quella di papà!" "Grazie mamma, sei proprio gentile".
I bambini sono così: senza malizia, senza cattiveria, senza pregudizi. Lo vorrei per sempre così.
lunedì 11 luglio 2011
CaT di mammafelice: il tempo per i miei desideri
Partecipo volentieri alla caccia al tesoro di mammafelice che questa settimana ci propone una riflessione sul tempo da dedicare ai propri desideri.
Il tempo per i miei sogni e i miei desideri... oddio... innanzitutto dovrei fare mente locale sui miei sogni e i miei desideri.
Ho sempre desiderato un figlio, almeno uno, e ne ho già due. Due grandi gioie che mi assorbono il tempo e l'anima.
Ho sempre desiderato un buon padre e un buon marito, e penso di aver sposato la persona migliore al mondo sotto questi punti di vista (e molti altri).
Ho sempre desiderato essere indipendente e appagata e grazie ad una pazzia intrapresa con mio marito abbiamo un'attività che, con alti e bassi, mi soddisfa a pieno, e mi impegna tanto tanto tempo.
Quindi posso dire il tempo a mia disposizione è quasi interamente occupato da ciò che ho sempre desiderato e mi posso ritenere davvero felice per questo.
Se vogliamo parlare del tempo per me, diciamo per la mia persona, per un massaggio o una depilazione, ma anche per leggere un libro o guardare spensieratamente un po' di tv, un'uscita al cinema con il marito o una cena tranquilla a lume di candela, ecco, qui tocchiamo un tasto dolente. Al di là del lavoro, che è impegnativo un po' per tutti, sono sicura che ogni mamma e, ancora di più, ogni bis-mamma pure un po' ravvicinata come me possa capire che quando si hanno due marmocchi per casa ritagliarsi un po' di tempo per se stesse diventa davvero un'impresa titanica. Le giornate sono scandite dalle esigenze dei bambini: la sveglia la danno loro (anche più volte per notte...), sono continuamente da intrattenere, c'è da preparargli da mangiare, lavarli, combiarli, addormentarli e... sicuramente quando uno dorme l'altro è pimpante come un grillo e viceversa. No, secondo me è impossibile ritagliare del tempo da quello che è da dedicare ai figli. I miei poi vanno al nido 7 ore al giorno e mi dispiace non essere tutta per loro quando sono a casa. Mi dispiace parcheggiarli da nonni o zie quando non è strettamente necessario. E quando ho bisogno di un po' di tempo per me lo devo ritagliare dal lavoro: il mio lo permette, almeno ogni tanto. E poi c'è la casa: il tempo per la casa è tempo per se stesse o no? Un po' sì: mi dà soddisfazione avere una casa in ordine e pulita (anche se, aimè, capita molto di rado), ma alla fine è sempre lavoro, non mi convice. No, il tempo per la casa non è tempo per me.
I figli cresceranno, le finanze, spero, anche. E forse un giorno il tempo per me aumenterà. Aspetto con trepidazione quel momento, anche se sono sicura che poi mi mancherà il tempo che dovrò passare con i miei figli che preferiranno passarlo in giro con amici e fidanzate.
Mi sa che mi conviene godere del tempo che i miei figli vogliono passare con me perchè in fondo è quello che desidero ed ho sempre desiderato.
Quindi, per rispondere a Mammafelice:
Desidero il tempo di... dedicarmi nuovamente a me stessa e questo vuol dire semplicemente essere un po' spensierata e distratta. Ma poi so che i miei figli prendono tutto il tempo che ho sempre desiderato dedicar loro.
Trovo il tempo di... ritagliarmi pochi istanti per scrivere un blog e leggere qualche frammento di libro o rivista. Trovo il tempo per cucinare qualcosa di sfizioso e guadagnarci pure qualcosa rivendendolo, trovo il tempo di navigare su internet per cercare consigli e suggerimenti per crescere i miei bambini nel migliore dei modi, fermo restando che a volte basta davvero poco per farmi felice, anche solo un panino tête-à-tête con mio marito alle 23 quando i pupetti sono finalmente a letto.
Il tempo per i miei sogni e i miei desideri... oddio... innanzitutto dovrei fare mente locale sui miei sogni e i miei desideri.
Ho sempre desiderato un figlio, almeno uno, e ne ho già due. Due grandi gioie che mi assorbono il tempo e l'anima.
Ho sempre desiderato un buon padre e un buon marito, e penso di aver sposato la persona migliore al mondo sotto questi punti di vista (e molti altri).
Ho sempre desiderato essere indipendente e appagata e grazie ad una pazzia intrapresa con mio marito abbiamo un'attività che, con alti e bassi, mi soddisfa a pieno, e mi impegna tanto tanto tempo.
Quindi posso dire il tempo a mia disposizione è quasi interamente occupato da ciò che ho sempre desiderato e mi posso ritenere davvero felice per questo.
Se vogliamo parlare del tempo per me, diciamo per la mia persona, per un massaggio o una depilazione, ma anche per leggere un libro o guardare spensieratamente un po' di tv, un'uscita al cinema con il marito o una cena tranquilla a lume di candela, ecco, qui tocchiamo un tasto dolente. Al di là del lavoro, che è impegnativo un po' per tutti, sono sicura che ogni mamma e, ancora di più, ogni bis-mamma pure un po' ravvicinata come me possa capire che quando si hanno due marmocchi per casa ritagliarsi un po' di tempo per se stesse diventa davvero un'impresa titanica. Le giornate sono scandite dalle esigenze dei bambini: la sveglia la danno loro (anche più volte per notte...), sono continuamente da intrattenere, c'è da preparargli da mangiare, lavarli, combiarli, addormentarli e... sicuramente quando uno dorme l'altro è pimpante come un grillo e viceversa. No, secondo me è impossibile ritagliare del tempo da quello che è da dedicare ai figli. I miei poi vanno al nido 7 ore al giorno e mi dispiace non essere tutta per loro quando sono a casa. Mi dispiace parcheggiarli da nonni o zie quando non è strettamente necessario. E quando ho bisogno di un po' di tempo per me lo devo ritagliare dal lavoro: il mio lo permette, almeno ogni tanto. E poi c'è la casa: il tempo per la casa è tempo per se stesse o no? Un po' sì: mi dà soddisfazione avere una casa in ordine e pulita (anche se, aimè, capita molto di rado), ma alla fine è sempre lavoro, non mi convice. No, il tempo per la casa non è tempo per me.
I figli cresceranno, le finanze, spero, anche. E forse un giorno il tempo per me aumenterà. Aspetto con trepidazione quel momento, anche se sono sicura che poi mi mancherà il tempo che dovrò passare con i miei figli che preferiranno passarlo in giro con amici e fidanzate.
Mi sa che mi conviene godere del tempo che i miei figli vogliono passare con me perchè in fondo è quello che desidero ed ho sempre desiderato.
Quindi, per rispondere a Mammafelice:
Desidero il tempo di... dedicarmi nuovamente a me stessa e questo vuol dire semplicemente essere un po' spensierata e distratta. Ma poi so che i miei figli prendono tutto il tempo che ho sempre desiderato dedicar loro.
Trovo il tempo di... ritagliarmi pochi istanti per scrivere un blog e leggere qualche frammento di libro o rivista. Trovo il tempo per cucinare qualcosa di sfizioso e guadagnarci pure qualcosa rivendendolo, trovo il tempo di navigare su internet per cercare consigli e suggerimenti per crescere i miei bambini nel migliore dei modi, fermo restando che a volte basta davvero poco per farmi felice, anche solo un panino tête-à-tête con mio marito alle 23 quando i pupetti sono finalmente a letto.
giovedì 7 luglio 2011
La canzone preferita di Lorenzo
Che Lorenzo sia avanti un chilometro è oramai un dato di fatto. Che gli piaccia la musica anche, e pure tanto. Ma che avesse una particolare propensione per questo genere di musica proprio non me l'aspettavo.
Ho scoperto che questa canzone, "L'appello" di Daniele Silvestri, è stata scritta per Paolo e Salvatore Borsellino. Scusate l'ignoranza, ma pur ascoltandola almeno una volta al giorno non l'avevo capito, ci farò più attenzione.
Avevo 9 anni quando fu ucciso, ricordo l'evento e quanto ci fosse stato clamore e sdegno, ma purtroppo non colsi a pieno il significato di questo attentato. Capirò, mi sono detta. Non ricordo se a scuola qualcuno me lo spiegò. Ricordo bene quante ore inutili ho passato a studiare i dinosauri e la vitale importanza della data della battaglia di Vattelapesca vinta da PincoPallo mille anni fa. Ricordo che, dopo aver spiegato in mezz'ora tutta la prima guerra mondiale nella prima settimana di giugno di quinta liceo, la professoressa ci disse di studiarci da soli la seconda guerra mondiale, che tanto alla maturità nessuno ce lo avrebbe chiesto e poi il programma finiva lì. Ricordo che l'avrei ammazzata, lei, Napoleone e le guerre mondiali. Ricordo la fame di conoscenza della storia vera, quella che conta, quella della seconda metà del ventesimo secolo, quella che davvero ha influenzato la realtà di oggi e che poteva spiegarmi perchè viviamo in un'Italia che fa paura.
Eppure sono ignorante all'ennesima potenza. So come progettare un centro commerciale a 7 piani in zona sismica e non so davvero cosa sia un pool anti-mafia. Mi viene da piangere.
Lo metto lì nelle cose da fare appena avrò tempo: voglio frequentare un corso di storia moderna. Voglio sapere cosa è successo e il perchè dopo la caduta del duce. Troverò mai qualcuno in grado di spiegarmelo DAVVERO??!!
Ho scoperto che questa canzone, "L'appello" di Daniele Silvestri, è stata scritta per Paolo e Salvatore Borsellino. Scusate l'ignoranza, ma pur ascoltandola almeno una volta al giorno non l'avevo capito, ci farò più attenzione.
Avevo 9 anni quando fu ucciso, ricordo l'evento e quanto ci fosse stato clamore e sdegno, ma purtroppo non colsi a pieno il significato di questo attentato. Capirò, mi sono detta. Non ricordo se a scuola qualcuno me lo spiegò. Ricordo bene quante ore inutili ho passato a studiare i dinosauri e la vitale importanza della data della battaglia di Vattelapesca vinta da PincoPallo mille anni fa. Ricordo che, dopo aver spiegato in mezz'ora tutta la prima guerra mondiale nella prima settimana di giugno di quinta liceo, la professoressa ci disse di studiarci da soli la seconda guerra mondiale, che tanto alla maturità nessuno ce lo avrebbe chiesto e poi il programma finiva lì. Ricordo che l'avrei ammazzata, lei, Napoleone e le guerre mondiali. Ricordo la fame di conoscenza della storia vera, quella che conta, quella della seconda metà del ventesimo secolo, quella che davvero ha influenzato la realtà di oggi e che poteva spiegarmi perchè viviamo in un'Italia che fa paura.
Eppure sono ignorante all'ennesima potenza. So come progettare un centro commerciale a 7 piani in zona sismica e non so davvero cosa sia un pool anti-mafia. Mi viene da piangere.
Lo metto lì nelle cose da fare appena avrò tempo: voglio frequentare un corso di storia moderna. Voglio sapere cosa è successo e il perchè dopo la caduta del duce. Troverò mai qualcuno in grado di spiegarmelo DAVVERO??!!
martedì 5 luglio 2011
Andiamo in vacanza?
Il nostro lavoro e soprattutto la nostra posizione richiedono un impegno costante soprattutto quando tutto il resto del mondo si sta divertendo, ovvero nei giorni di vacanza e nei week end. Non è un mistero e abbiamo intrapreso questa strada consapevoli della cosa e sinceramente non mi pesa nemmeno un po' perchè facendolo insieme a mio marito siamo entrambi sulla stessa barca. Farci i giorni di riposo quando gli altri lavorano ha i suoi bei vantaggi e, per noi che siamo un po' "orsi", non ci importa per nulla non trovare il sovraffollamento della domenica in giro. Stesso discorso per le vacanze: ci concederemo 10 giorni tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre. Lo scorso anno siamo andati in Alto Adige, in un albergo a misura di bambino che consiglierei a chiunque. Gabriele aveva 3 mesi ed era uno scricciolino meraviglioso, Lorenzo era in piena fase T2, ma ce la siamo goduta lo stesso.
Quest'anno mi piacerebbe un po' di mare e caldo. Ho pensato che l'unica meta calda ed accessibile per quel periodo sarebbero le Canarie. C'è un volo della Ryanair da Bergamo che in 3 ore ti porta là. Ci sono un sacco di appartamentini da affittare a buon prezzo e in teoria il clima dovrebbe essere calduccio. Cosa ne pensate? Si può fare con un 1enne e un 3enne a presso? Mi piecerebbe proprio tanto...
Quest'anno mi piacerebbe un po' di mare e caldo. Ho pensato che l'unica meta calda ed accessibile per quel periodo sarebbero le Canarie. C'è un volo della Ryanair da Bergamo che in 3 ore ti porta là. Ci sono un sacco di appartamentini da affittare a buon prezzo e in teoria il clima dovrebbe essere calduccio. Cosa ne pensate? Si può fare con un 1enne e un 3enne a presso? Mi piecerebbe proprio tanto...
sabato 2 luglio 2011
Così arrivò Gabriele: con un'insalata di ceci
Dopo aver raccontato il parto di Lorenzo, è giunto il momento di raccontare quello di Gabriele, dopo un anno esatto. Il ricordo mi riempie di emozione.
Anche questa volta i legumi scaturirono il tutto... che coincidenza! Infatti la sera prima della corsa verso l'ospedale mangiai un'ottima insalata di ceci da mia cognata, ma devo ammettere che qualche sentore già lo avevo.
Ma partiamo dal principio: gravidanza appena desiderata e subito arrivata, così come era stato per Lorenzo. Questa fantastica sorpresa ci ha riempito il cuore di gioia e, sinceramente, un po' di panico per il lavoro in proprio da poco avviato. Ma oramai eravamo in ballo e dovevamo ballare. Grazie al cielo la gravidanza è stata stupenda, anche se da subito diversissima dalla precedente. Sono stata piuttosto male per i primi tre mesi: niente appetito, nausee e vomito frequenti, e ai fornelli vi lascio immaginare che strazio quotidiano fosse. Poi è sparito tutto. Stavo davvero bene, non fosse per la stanchezza dovuta al lavoro e al bimbo grande, ma ancora tanto piccolo, da accudire. Tra un acciacco e l'altro ho lavorato quasi a pieno ritmo fino a 38 settimane, quando ho calcolato di non mettermi più in gioco visto che il primo aveva anticipato la nascita di 15gg. Pancia dura e pesante spesso, soprattutto alla sera, ma ero consapevole che quei dolori erano nulla a confronto di quelli "veri".
Arriviamo alla vigilia del parto. La notte tra il 29 e il 30 giugno, dopo la famosa insalata, inizio a sentire quei famosi doloretti che tanto mi ricordavano le contrazioni vere. Sì sì, erano proprio loro. Peccato che fossero distanziati di 20-30 minuti. Non mi hanno mica convinto per niente... ma in compenso non mi hanno fatto chiudere occhio per tutta la notte. Ho guardato l'orologio fino alle 6.45, quando sono crollata, i doloretti sembravano non esserci più. Alle 7.30 Lorenzo si svegliò: volevo morire! Iniziamo la giornata come sempre, ma non riesco a stare ferma un attimo. Ho dato disposizioni in cucina per tutta la mattina, tanto che mia zia, che mi sostituisce ai fornelli, mi dice "Sembra che stai facendo testamento"... in effetti... Pulisco tutta la casa per fare in modo che questi doloretti non spariscano del tutto. Avevo voglia di partorire e avevo voglia di conoscere Mignon (questo il soprannome del furbetto che non ha svelato il sesso per tutta la durata della gravidanza). Il pomeriggio lo passo a fare gli ordini per il ristorante e a sistemare le ultime cose sul lavoro. I doloretti non si attenuano, ma nemmeno si avvicinano, sono sempre ogni 20-30 minuti.
Arriva la sera, chiedo ai miei di venire a prendere Lorenzo che forse era meglio che dormisse da loro, metti mai...
Verso le 21.30 mio marito mi chiede se ho voglia di mangiare qualcosa. In realtà no, non avevo voglia di niente, ma mi sono detta che qualcosa dovevo mangiare se volevo avere le forze per partorire. E così mi sono fatta fare un piatto di spaghetti all'olio e parmigiano. Mentre mio marito cucina mi faccio la doccia. Mi siedo a tavola, inizio a cenare chiacchierando tranquillamente col papi, quando, all'ultimo boccone, sento una contrazione, di quelle toste, di quelle vere. ODDIO. Ci siamo. Mio marito si agita poco, pensava che fosse come l'altra volta: contrazioni ogni 5-3 minuti ma tra una e l'altra sembravo una rosellina appena sbocciata. Eh no caro, non sono così!!! Partono subito forti, ogni 3-4 minuti, e non mi danno il tempo di respirare da una all'altra. Lasciamo il tavolo così com'è e dico a mio marito "Forza andiamo giù SUBITO". Il viaggio è stato un vero inferno. Dalle cime delle nostre montagne ci sono 15 minuti di tornanti per arrivare alla pianura. Stavo per morire. Continuavo a dire a mio marito di far piano ma di andare veloce, non sapeva nemmeno lui poverino cosa fare. Dopo 30 minuti siamo in ospedale, mio marito entra in PS quasi sgommando, l'infermiera al bancone mi guarda "Mi dica..." "Ma cosa le devo dire????!!!!" riesco a ringhiare. Mio marito prova a spiegarle che dovevo partorire, nel mentre arriva un infermiere con la sedia a rotelle che mi è sembrata più comoda di una poltrona relax e ho iniziato a riprendermi un po'. L'infermiere mi chiede se ero al primo figlio, gli rispondo il secondo, mi guarda in faccia e accellera...
Arrivo in sala monitoraggio che erano quasi le 23. L'ostetrica mi attacca e mi visita: contrazioni buone (ma va'?!) e dilatazione 3 cm, che arrivano a 5 durante la contrazione, ma la testolina è ancora bella alta. Mi attacca subito la prima dose di antibiotico (per lo steptococco a cui ero positiva), ma dice che probabilmente non arriverò a fare la seconda dose dopo 4 ore, ma la faranno al bambino. Contrazioni forti ma dominabili. Mio marito non mi lascia un secondo (bravo papà). Finita la flebo mi trasferisco in sala travaglio. L'ostetrica mi chiede dove avevo partorito il primo, le dico sul lettino da travaglio, mi propone di riprovarci anche questa volta. Ad ogni contrazione mi chiede se ho voglia di spingere. No. Mai conosciuta questa voglia di spingere. Voglia che sia tutto finito, sì quella sì. Le contrazioni aumentano, iniziano ad essere davvero forti forti, è quasi l'una. Dico a mio marito di chiamare l'ostetrica che ho voglia di spingere (mica vero... ma almeno magari cambia qualcosa). Arriva lei, mi visita: dilatazione completa (evviva!). Mi invita a spingere per vedere se si rompe il sacco. No, non si rompe, lo rompe lei. La sensazione quasi piacevole delle acque calde che defluiscono è identica alla scorsa volta. Ma ora inizia il delirio. Perdo completamente il controllo del mio corpo, ho un male terribile. Ad ogni contrazione non riesco a stare diritta, mi chiudo a uovo, l'ostetrica mi sgrida, mio marito non sa cosa fare, io sto impazzendo. Inizio ad urlare che non ce la faccio, che ho paura, che non riesco a spingere, che lo so che non spingo bene, mi sto deprimendo. Alchè l'ostetrica mi dice "Non riesco a farti partorire qui, vieni sul lettino". "No, non riesco a muovermi" "VIENI!!" Mi trascino giù dal letto, ho una contrazione così forte che penso di morire lì, sul pavimento della sala travaglio. Mio marito e l'ostetrica mi prendo per le braccia e in qualche modo salgo sul lettino. Wow, in effetti si sta meglio, mi aggrappo alle maniglie e inizio a spingere, come mi viene, in un modo o nell'altro, di istinto io qui ne sento ben poco. Però sento che si muove qualcosa. Eccolo, sì, si muove. Vedo una testolona capelluta in mezzo alle mie gambe. Oddio come stavo bene, sono riuscita a incanalare le contrazioni in spinte, mi sembra di volare. Voglio spingere, voglio farlo uscire, voglio conoscerlo. Ma l'ostetrica a tratti mi blocca. "Non spingere, respira" Ma perchè diavolo non devo spingere??!!! Me lo chiederò per sempre. Gabriele è stato per 5-6 contrazioni lì, con la testa a metà, fino a quando non ho spinto, e che cavolo, voglio farlo uscire. Ricordo la sensazione bellissima del corpo che è uscito, mio marito mi dice "E' nato Gabriele"! L'orologio segna l'1.27. Io sono stremata. Me lo appoggiano sulla pancia. Oddio se è piccolo e viscido... Me lo lasciano lì per più di mezz'ora. La placenta fa fatica ad uscire, io non ce la faccio più a stare su quel lettino. Quando esce l'ostetrica mi dice che era doppia, ovvero era pronta per due bimbi, ma ovviamente era entrata in funzione solo una parte. In nessuna ecografia si era mai visto nulla...
Arriva la dottoressa, la stessa dell'altra volta. Inizio a tremare come una foglia, avevo paura da morire, ricordo i punti senza anestesia e mi viene da piangere per la paura. Vedo l'ostetrica con la siringa dell'anestesia, mi tranquillizzo un po', poco. Inizia a cucire, gemo dalla paura, stringo forte la mano di mio marito. Quando arriva sull'esterno l'anestesia non c'è, sento di nuovo due punti dal vivo, un dolore atroce, urlo, la dottoressa quasi mi maltratta, volevo ucciderla.
Finalmente mi tolgono Gabriele dalla pancia, dico finalmente perchè io mica lo vedevo in faccia, non potevo muovermi, non potevo spostarlo. Lo portano al nido, vado anch'io ma faccio fatica a tenermi in piedi. Mi faccio accompagnare in stanza.
Dopo poco arriva il papi con un fagottino profumato in braccio. Eccolo il mio piccolo amore, finalmente posso conoscerlo e godere di lui. E' così piccolo e indifeso, così morbido, tenero. Mi innamoro per la terza volta nella mia vita. Lo attacco al seno, ciuccia beato per un po', poi si addormenta, lo tengo nel letto con me fino al mattino dopo, quando sia io che mio marito, un po' riposati, ci rendiamo finalmente conto che è successo un'altra volta: abbiamo messo al mondo un miracolo, una gioia immensa, una ricchezza inestimabile. Siamo felici.
Anche questa volta i legumi scaturirono il tutto... che coincidenza! Infatti la sera prima della corsa verso l'ospedale mangiai un'ottima insalata di ceci da mia cognata, ma devo ammettere che qualche sentore già lo avevo.
Ma partiamo dal principio: gravidanza appena desiderata e subito arrivata, così come era stato per Lorenzo. Questa fantastica sorpresa ci ha riempito il cuore di gioia e, sinceramente, un po' di panico per il lavoro in proprio da poco avviato. Ma oramai eravamo in ballo e dovevamo ballare. Grazie al cielo la gravidanza è stata stupenda, anche se da subito diversissima dalla precedente. Sono stata piuttosto male per i primi tre mesi: niente appetito, nausee e vomito frequenti, e ai fornelli vi lascio immaginare che strazio quotidiano fosse. Poi è sparito tutto. Stavo davvero bene, non fosse per la stanchezza dovuta al lavoro e al bimbo grande, ma ancora tanto piccolo, da accudire. Tra un acciacco e l'altro ho lavorato quasi a pieno ritmo fino a 38 settimane, quando ho calcolato di non mettermi più in gioco visto che il primo aveva anticipato la nascita di 15gg. Pancia dura e pesante spesso, soprattutto alla sera, ma ero consapevole che quei dolori erano nulla a confronto di quelli "veri".
Arriviamo alla vigilia del parto. La notte tra il 29 e il 30 giugno, dopo la famosa insalata, inizio a sentire quei famosi doloretti che tanto mi ricordavano le contrazioni vere. Sì sì, erano proprio loro. Peccato che fossero distanziati di 20-30 minuti. Non mi hanno mica convinto per niente... ma in compenso non mi hanno fatto chiudere occhio per tutta la notte. Ho guardato l'orologio fino alle 6.45, quando sono crollata, i doloretti sembravano non esserci più. Alle 7.30 Lorenzo si svegliò: volevo morire! Iniziamo la giornata come sempre, ma non riesco a stare ferma un attimo. Ho dato disposizioni in cucina per tutta la mattina, tanto che mia zia, che mi sostituisce ai fornelli, mi dice "Sembra che stai facendo testamento"... in effetti... Pulisco tutta la casa per fare in modo che questi doloretti non spariscano del tutto. Avevo voglia di partorire e avevo voglia di conoscere Mignon (questo il soprannome del furbetto che non ha svelato il sesso per tutta la durata della gravidanza). Il pomeriggio lo passo a fare gli ordini per il ristorante e a sistemare le ultime cose sul lavoro. I doloretti non si attenuano, ma nemmeno si avvicinano, sono sempre ogni 20-30 minuti.
Arriva la sera, chiedo ai miei di venire a prendere Lorenzo che forse era meglio che dormisse da loro, metti mai...
Verso le 21.30 mio marito mi chiede se ho voglia di mangiare qualcosa. In realtà no, non avevo voglia di niente, ma mi sono detta che qualcosa dovevo mangiare se volevo avere le forze per partorire. E così mi sono fatta fare un piatto di spaghetti all'olio e parmigiano. Mentre mio marito cucina mi faccio la doccia. Mi siedo a tavola, inizio a cenare chiacchierando tranquillamente col papi, quando, all'ultimo boccone, sento una contrazione, di quelle toste, di quelle vere. ODDIO. Ci siamo. Mio marito si agita poco, pensava che fosse come l'altra volta: contrazioni ogni 5-3 minuti ma tra una e l'altra sembravo una rosellina appena sbocciata. Eh no caro, non sono così!!! Partono subito forti, ogni 3-4 minuti, e non mi danno il tempo di respirare da una all'altra. Lasciamo il tavolo così com'è e dico a mio marito "Forza andiamo giù SUBITO". Il viaggio è stato un vero inferno. Dalle cime delle nostre montagne ci sono 15 minuti di tornanti per arrivare alla pianura. Stavo per morire. Continuavo a dire a mio marito di far piano ma di andare veloce, non sapeva nemmeno lui poverino cosa fare. Dopo 30 minuti siamo in ospedale, mio marito entra in PS quasi sgommando, l'infermiera al bancone mi guarda "Mi dica..." "Ma cosa le devo dire????!!!!" riesco a ringhiare. Mio marito prova a spiegarle che dovevo partorire, nel mentre arriva un infermiere con la sedia a rotelle che mi è sembrata più comoda di una poltrona relax e ho iniziato a riprendermi un po'. L'infermiere mi chiede se ero al primo figlio, gli rispondo il secondo, mi guarda in faccia e accellera...
Arrivo in sala monitoraggio che erano quasi le 23. L'ostetrica mi attacca e mi visita: contrazioni buone (ma va'?!) e dilatazione 3 cm, che arrivano a 5 durante la contrazione, ma la testolina è ancora bella alta. Mi attacca subito la prima dose di antibiotico (per lo steptococco a cui ero positiva), ma dice che probabilmente non arriverò a fare la seconda dose dopo 4 ore, ma la faranno al bambino. Contrazioni forti ma dominabili. Mio marito non mi lascia un secondo (bravo papà). Finita la flebo mi trasferisco in sala travaglio. L'ostetrica mi chiede dove avevo partorito il primo, le dico sul lettino da travaglio, mi propone di riprovarci anche questa volta. Ad ogni contrazione mi chiede se ho voglia di spingere. No. Mai conosciuta questa voglia di spingere. Voglia che sia tutto finito, sì quella sì. Le contrazioni aumentano, iniziano ad essere davvero forti forti, è quasi l'una. Dico a mio marito di chiamare l'ostetrica che ho voglia di spingere (mica vero... ma almeno magari cambia qualcosa). Arriva lei, mi visita: dilatazione completa (evviva!). Mi invita a spingere per vedere se si rompe il sacco. No, non si rompe, lo rompe lei. La sensazione quasi piacevole delle acque calde che defluiscono è identica alla scorsa volta. Ma ora inizia il delirio. Perdo completamente il controllo del mio corpo, ho un male terribile. Ad ogni contrazione non riesco a stare diritta, mi chiudo a uovo, l'ostetrica mi sgrida, mio marito non sa cosa fare, io sto impazzendo. Inizio ad urlare che non ce la faccio, che ho paura, che non riesco a spingere, che lo so che non spingo bene, mi sto deprimendo. Alchè l'ostetrica mi dice "Non riesco a farti partorire qui, vieni sul lettino". "No, non riesco a muovermi" "VIENI!!" Mi trascino giù dal letto, ho una contrazione così forte che penso di morire lì, sul pavimento della sala travaglio. Mio marito e l'ostetrica mi prendo per le braccia e in qualche modo salgo sul lettino. Wow, in effetti si sta meglio, mi aggrappo alle maniglie e inizio a spingere, come mi viene, in un modo o nell'altro, di istinto io qui ne sento ben poco. Però sento che si muove qualcosa. Eccolo, sì, si muove. Vedo una testolona capelluta in mezzo alle mie gambe. Oddio come stavo bene, sono riuscita a incanalare le contrazioni in spinte, mi sembra di volare. Voglio spingere, voglio farlo uscire, voglio conoscerlo. Ma l'ostetrica a tratti mi blocca. "Non spingere, respira" Ma perchè diavolo non devo spingere??!!! Me lo chiederò per sempre. Gabriele è stato per 5-6 contrazioni lì, con la testa a metà, fino a quando non ho spinto, e che cavolo, voglio farlo uscire. Ricordo la sensazione bellissima del corpo che è uscito, mio marito mi dice "E' nato Gabriele"! L'orologio segna l'1.27. Io sono stremata. Me lo appoggiano sulla pancia. Oddio se è piccolo e viscido... Me lo lasciano lì per più di mezz'ora. La placenta fa fatica ad uscire, io non ce la faccio più a stare su quel lettino. Quando esce l'ostetrica mi dice che era doppia, ovvero era pronta per due bimbi, ma ovviamente era entrata in funzione solo una parte. In nessuna ecografia si era mai visto nulla...
Arriva la dottoressa, la stessa dell'altra volta. Inizio a tremare come una foglia, avevo paura da morire, ricordo i punti senza anestesia e mi viene da piangere per la paura. Vedo l'ostetrica con la siringa dell'anestesia, mi tranquillizzo un po', poco. Inizia a cucire, gemo dalla paura, stringo forte la mano di mio marito. Quando arriva sull'esterno l'anestesia non c'è, sento di nuovo due punti dal vivo, un dolore atroce, urlo, la dottoressa quasi mi maltratta, volevo ucciderla.
Finalmente mi tolgono Gabriele dalla pancia, dico finalmente perchè io mica lo vedevo in faccia, non potevo muovermi, non potevo spostarlo. Lo portano al nido, vado anch'io ma faccio fatica a tenermi in piedi. Mi faccio accompagnare in stanza.
Dopo poco arriva il papi con un fagottino profumato in braccio. Eccolo il mio piccolo amore, finalmente posso conoscerlo e godere di lui. E' così piccolo e indifeso, così morbido, tenero. Mi innamoro per la terza volta nella mia vita. Lo attacco al seno, ciuccia beato per un po', poi si addormenta, lo tengo nel letto con me fino al mattino dopo, quando sia io che mio marito, un po' riposati, ci rendiamo finalmente conto che è successo un'altra volta: abbiamo messo al mondo un miracolo, una gioia immensa, una ricchezza inestimabile. Siamo felici.
venerdì 1 luglio 2011
Auguri amore mio piccolo!
Oggi Gabriele compie un anno. Un anno di emozione. Ho il cuore pieno di gioia e felicità, non so descrivere ciò che sto provando. Ho passato un anno magnifico con lui, ho imparato a conoscerlo ogni giorno, mi ha insegnato un sacco di cose della vita con quei grandi sorrisi che regala continuamente. E' un bambino solare, allegro e simpaticissimo. Ha una dolcezza innata che riempirebbe il cuore di chiunque, ha la capacità di farti sorridere in ogni momento della giornata, è un vulcano di energia e tenerezza insieme.
Auguri amore mio, non ti ringrazierò mai abbastanza di essere qui con noi, spero di riuscire a darti tutto l'amore che tu riesci dare a me... e, se riesci, non crescere troppo in fretta che quest'anno è davvero volato. Ti amo con tutto il cuore.
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