sabato 2 luglio 2011

Così arrivò Gabriele: con un'insalata di ceci

Dopo aver raccontato il parto di Lorenzo, è giunto il momento di raccontare quello di Gabriele, dopo un anno esatto. Il ricordo mi riempie di emozione.
Anche questa volta i legumi scaturirono il tutto... che coincidenza! Infatti la sera prima della corsa verso l'ospedale mangiai un'ottima insalata di ceci da mia cognata, ma devo ammettere che qualche sentore già lo avevo.
Ma partiamo dal principio: gravidanza appena desiderata e subito arrivata, così come era stato per Lorenzo. Questa fantastica sorpresa ci ha riempito il cuore di gioia e, sinceramente, un po' di panico per il lavoro in proprio da poco avviato. Ma oramai eravamo in ballo e dovevamo ballare. Grazie al cielo la gravidanza è stata stupenda, anche se da subito diversissima dalla precedente. Sono stata piuttosto male per i primi tre mesi: niente appetito, nausee e vomito frequenti, e ai fornelli vi lascio immaginare che strazio quotidiano fosse. Poi è sparito tutto. Stavo davvero bene, non fosse per la stanchezza dovuta al lavoro e al bimbo grande, ma ancora tanto piccolo, da accudire. Tra un acciacco e l'altro ho lavorato quasi a pieno ritmo fino a 38 settimane, quando ho calcolato di non mettermi più in gioco visto che il primo aveva anticipato la nascita di 15gg. Pancia dura e pesante spesso, soprattutto alla sera, ma ero consapevole che quei dolori erano nulla a confronto di quelli "veri".
Arriviamo alla vigilia del parto. La notte tra il 29 e il 30 giugno, dopo la famosa insalata, inizio a sentire quei famosi doloretti che tanto mi ricordavano le contrazioni vere. Sì sì, erano proprio loro. Peccato che fossero distanziati di 20-30 minuti. Non mi hanno mica convinto per niente... ma in compenso non mi hanno fatto chiudere occhio per tutta la notte. Ho guardato l'orologio fino alle 6.45, quando sono crollata, i doloretti sembravano non esserci più. Alle 7.30 Lorenzo si svegliò: volevo morire! Iniziamo la giornata come sempre, ma non riesco a stare ferma un attimo. Ho dato disposizioni in cucina per tutta la mattina, tanto che mia zia, che mi sostituisce ai fornelli, mi dice "Sembra che stai facendo testamento"... in effetti... Pulisco tutta la casa per fare in modo che questi doloretti non spariscano del tutto. Avevo voglia di partorire e avevo voglia di conoscere Mignon (questo il soprannome del furbetto che non ha svelato il sesso per tutta la durata della gravidanza). Il pomeriggio lo passo a fare gli ordini per il ristorante e a sistemare le ultime cose sul lavoro. I doloretti non si attenuano, ma nemmeno si avvicinano, sono sempre ogni 20-30 minuti.
Arriva la sera, chiedo ai miei di venire a prendere Lorenzo che forse era meglio che dormisse da loro, metti mai...
Verso le 21.30 mio marito mi chiede se ho voglia di mangiare qualcosa. In realtà no, non avevo voglia di niente, ma mi sono detta che qualcosa dovevo mangiare se volevo avere le forze per partorire. E così mi sono fatta fare un piatto di spaghetti all'olio e parmigiano. Mentre mio marito cucina mi faccio la doccia. Mi siedo a tavola, inizio a cenare chiacchierando tranquillamente col papi, quando, all'ultimo boccone, sento una contrazione, di quelle toste, di quelle vere. ODDIO. Ci siamo. Mio marito si agita poco, pensava che fosse come l'altra volta: contrazioni ogni 5-3 minuti ma tra una e l'altra sembravo una rosellina appena sbocciata. Eh no caro, non sono così!!! Partono subito forti, ogni 3-4 minuti, e non mi danno il tempo di respirare da una all'altra. Lasciamo il tavolo così com'è e dico a mio marito "Forza andiamo giù SUBITO". Il viaggio è stato un vero inferno. Dalle cime delle nostre montagne ci sono 15 minuti di tornanti per arrivare alla pianura. Stavo per morire. Continuavo a dire a mio marito di far piano ma di andare veloce, non sapeva nemmeno lui poverino cosa fare. Dopo 30 minuti siamo in ospedale, mio marito entra in PS quasi sgommando, l'infermiera al bancone mi guarda "Mi dica..." "Ma cosa le devo dire????!!!!" riesco a ringhiare. Mio marito prova a spiegarle che dovevo partorire, nel mentre arriva un infermiere con la sedia a rotelle che mi è sembrata più comoda di una poltrona relax e ho iniziato a riprendermi un po'. L'infermiere mi chiede se ero al primo figlio, gli rispondo il secondo, mi guarda in faccia e accellera...
Arrivo in sala monitoraggio che erano quasi le 23. L'ostetrica mi attacca e mi visita: contrazioni buone (ma va'?!) e dilatazione 3 cm, che arrivano a 5 durante la contrazione, ma la testolina è ancora bella alta. Mi attacca subito la prima dose di antibiotico (per lo steptococco a cui ero positiva), ma dice che probabilmente non arriverò a fare la seconda dose dopo 4 ore, ma la faranno al bambino. Contrazioni forti ma dominabili. Mio marito non mi lascia un secondo (bravo papà). Finita la flebo mi trasferisco in sala travaglio. L'ostetrica mi chiede dove avevo partorito il primo, le dico sul lettino da travaglio, mi propone di riprovarci anche questa volta. Ad ogni contrazione mi chiede se ho voglia di spingere. No. Mai conosciuta questa voglia di spingere. Voglia che sia tutto finito, sì quella sì. Le contrazioni aumentano, iniziano ad essere davvero forti forti, è quasi l'una. Dico a mio marito di chiamare l'ostetrica che ho voglia di spingere (mica vero... ma almeno magari cambia qualcosa). Arriva lei, mi visita: dilatazione completa (evviva!). Mi invita a spingere per vedere se si rompe il sacco. No, non si rompe, lo rompe lei. La sensazione quasi piacevole delle acque calde che defluiscono è identica alla scorsa volta. Ma ora inizia il delirio. Perdo completamente il controllo del mio corpo, ho un male terribile. Ad ogni contrazione non riesco a stare diritta, mi chiudo a uovo, l'ostetrica mi sgrida, mio marito non sa cosa fare, io sto impazzendo. Inizio ad urlare che non ce la faccio, che ho paura, che non riesco a spingere, che lo so che non spingo bene, mi sto deprimendo. Alchè l'ostetrica mi dice "Non riesco a farti partorire qui, vieni sul lettino". "No, non riesco a muovermi" "VIENI!!" Mi trascino giù dal letto, ho una contrazione così forte che penso di morire lì, sul pavimento della sala travaglio. Mio marito e l'ostetrica mi prendo per le braccia e in qualche modo salgo sul lettino. Wow, in effetti si sta meglio, mi aggrappo alle maniglie e inizio a spingere, come mi viene, in un modo o nell'altro, di istinto io qui ne sento ben poco. Però sento che si muove qualcosa. Eccolo, sì, si muove. Vedo una testolona capelluta in mezzo alle mie gambe. Oddio come stavo bene, sono riuscita a incanalare le contrazioni in spinte, mi sembra di volare. Voglio spingere, voglio farlo uscire, voglio conoscerlo. Ma l'ostetrica a tratti mi blocca. "Non spingere, respira" Ma perchè diavolo non devo spingere??!!! Me lo chiederò per sempre. Gabriele è stato per 5-6 contrazioni lì, con la testa a metà, fino a quando non ho spinto, e che cavolo, voglio farlo uscire. Ricordo la sensazione bellissima del corpo che è uscito, mio marito mi dice "E' nato Gabriele"! L'orologio segna l'1.27. Io sono stremata. Me lo appoggiano sulla pancia. Oddio se è piccolo e viscido... Me lo lasciano lì per più di mezz'ora. La placenta fa fatica ad uscire, io non ce la faccio più a stare su quel lettino. Quando esce l'ostetrica mi dice che era doppia, ovvero era pronta per due bimbi, ma ovviamente era entrata in funzione solo una parte. In nessuna ecografia si era mai visto nulla...
Arriva la dottoressa, la stessa dell'altra volta. Inizio a tremare come una foglia, avevo paura da morire, ricordo i punti senza anestesia e mi viene da piangere per la paura. Vedo l'ostetrica con la siringa dell'anestesia, mi tranquillizzo un po', poco. Inizia a cucire, gemo dalla paura, stringo forte la mano di mio marito. Quando arriva sull'esterno l'anestesia non c'è, sento di nuovo due punti dal vivo, un dolore atroce, urlo, la dottoressa quasi mi maltratta, volevo ucciderla.
Finalmente mi tolgono Gabriele dalla pancia, dico finalmente perchè io mica lo vedevo in faccia, non potevo muovermi, non potevo spostarlo. Lo portano al nido, vado anch'io ma faccio fatica a tenermi in piedi. Mi faccio accompagnare in stanza.
Dopo poco arriva il papi con un fagottino profumato in braccio. Eccolo il mio piccolo amore, finalmente posso conoscerlo e godere di lui. E' così piccolo e indifeso, così morbido, tenero. Mi innamoro per la terza volta nella mia vita. Lo attacco al seno, ciuccia beato per un po', poi si addormenta, lo tengo nel letto con me fino al mattino dopo, quando sia io che mio marito, un po' riposati, ci rendiamo finalmente conto che è successo un'altra volta: abbiamo messo al mondo un miracolo, una gioia immensa, una ricchezza inestimabile. Siamo felici.

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